«Dateci l’alta velocità. Solo così identifichiamo il territorio». Associazioni in prima linea

Dal Recovery Plan potrebbero arrivare 8/10 miliardi di euro oltre ai 4 dei fondi sulla programmazione Ue 2021-2027. L’annuncio era stato fatto la scorsa settimana dal governatore del Piemonte Alberto Cirio durante la prima tappa novarese del roadshow tra le province (leggi qui); per l’occasione era stata ribadita l’importanza della costruzione della nuova Novara – Vercelli.

Nele stesse giornate quattro associazioni ambientaliste di Novara (Novara Green, Fiab, Pro Natura e Legambiente Circolo il Pioppo) avevano espresso la loro contrarietà alla realizzazione della superstrada con i fondi europei: «Siamo fermamente convinti che costruire una strada nuova accanto a una esistente non solo sia dispendioso in termini economici e ambientali (superficie di circa 500.000 mq di terreni fertili con costi non inferiori ai 150-180 milioni di euro) ma sia anche poco utile allo sviluppo del nostro territorio. Siamo altresì consci che la strada attuale abbia necessità di un intervento di adeguamento e miglioramento funzionale realizzando le varianti agli abitati di Cameriano e Orfengo, come in parte prevedeva il progetto oggetto del 2011 con costi decisamente più contenuti e impatti ambientali altrettanto più limitati».

Oggi le stesse associazioni tornano con una lettera aperta inviata ai partiti politici e parlamentari del territorio, istituzioni regionali, povinciali e comunali, associazioni ed enti allo scopo di avviare un dibattito sull’utilizzo dei fondi del Recovery Plan «per capire quali siano le reali opere infrastrutturali che permetteranno al territorio di svilupparsi nei prossimi 10 anni – dicono i presidenti delle quattro associazioni Fabrizio Cerri, Giulio Rigotti, Anna Dénes e Roberto Gazzola -.  È il momento di avere coraggio e visione per non pensare più al Piemonte Orientale come l’interregno tra Torino e Milano ma dare un’identità produttiva, economica, turistica e culturale a questa terra piena di grandi eccellenze. Vogliamo smuovere tutti i decisori ultimi, affinché siano promossi in tempi brevissimi progetti infrastrutturali lungimiranti».

Tra questi c’è il grande tema dell’alta velocità con la proposta di costruire la fermata sul territorio di Novara oltre al collegamento ferroviario con Malpensa da Novara, Vercelli e Biella. Argomenti che erano stati affrontati anche dal sindaco Alessandro Canelli durante il tour di Cirio.

«Non è ammissibile che gli abitanti del Piemonte Orientale abbiano un grande seroporto vicino ma non vi sia alcun collegamento ferroviario diretto – affermano i quattro presidenti -. Un novarese attualmente impiega quasi due ore per raggiungere Malpensa e lo può fare solo attraverso il cambio di almeno un treno. Peggio da Vercelli o Biella dove i tempi sono vicini alle tre ore. Ma pensiamo anche a chi vorrebbe scegliere i nostri territori in termini di lavoro o turistici. La totale disconnessione dall’aeroporto rappresenta un enorme limite a tale sviluppo.
Serve investire risorse ora per realizzare questo collegamento attraverso un treno che, partendo da Torino e fermando a Vercelli e Novara, permetta ai cittadini di raggiungere Malpensa in meno di 30 minuti».

«Altro aspetto strategico è quello di collegare il Piemonte Orientale alla cosiddetta “Metropolitana d’Italia” – proseguono -. Riteniamo che dopo anni di chiacchiere sia venuto il momento di fare delle scelte. Il racconto che Novara sia troppo vicina a Milano per fermare i treni ad alta velocità non ha alcun senso, tanto è vero che addirittura i Freccia Rossa in alcuni casi fermano addirittura a Rho Fiera nonostante la vicinanza con Milano. Il Quadrante ha un bacino di oltre un milione di abitanti sufficienti a garantire il senso di una fermata del treno veloce. Novara, proprio per la sua posizione di snodo ferroviario, è il luogo perfetto per mettere in
connessione le quattro province del Piemonte Orientale, forse anche Alessandria. Anche in questo caso la strategicità dell’opera porterebbe a uno sviluppo turistico ma anche economico e produttivo. Le città attualmente connesse all’alta velocità, infatti, negli ultimi dieci anni hanno visto una maggiore crescita industriale rispetto ai territori non connessi. Nel 2018 Rfi aveva dichiarato che una fermata a Novara avrebbe avuto senso di esistere, ma che serviva una decisione politica in tal senso. Questo il momento di prendere questa decisione».

Ed è proprio Rfi a rispondere sul tema dei collegamenti vecoli: «Alcuni anni fa la Regione Piemonte ha richiesto uno studio per lo sviluppo del sistema di trasporto pubblico sull’asse Torino – Milano per valutare gli effetti dell’inserimento di una o più fermate sulla linea alta velocità fra Torino e Milano, individuando la collocazione migliore fra quelle richieste dagli stakeholders. Gli esiti del progetto, che analizzava cinque diversi scenari (quattro prevedevano la realizzazione di una o più fermate e una la riorganizzazione dei servizi), sono stati presentati a febbraio 2019 e la soluzione di riorganizzazione/potenziamento dei servizi regionali è risultata preferibile. Rfi non ha avuto indicazioni recenti al riguardo dalla Regione che aveva richiesto lo studio e alla quale, nel caso, competerebbe la riprogrammazione dei servizi regionali».


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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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«Dateci l’alta velocità. Solo così identifichiamo il territorio». Associazioni in prima linea

Dal Recovery Plan potrebbero arrivare 8/10 miliardi di euro oltre ai 4 dei fondi sulla programmazione Ue 2021-2027. L’annuncio era stato fatto la scorsa settimana dal governatore del Piemonte Alberto Cirio durante la prima tappa novarese del roadshow tra le province (leggi qui); per l’occasione era stata ribadita l’importanza della costruzione della nuova Novara – Vercelli.

Nele stesse giornate quattro associazioni ambientaliste di Novara (Novara Green, Fiab, Pro Natura e Legambiente Circolo il Pioppo) avevano espresso la loro contrarietà alla realizzazione della superstrada con i fondi europei: «Siamo fermamente convinti che costruire una strada nuova accanto a una esistente non solo sia dispendioso in termini economici e ambientali (superficie di circa 500.000 mq di terreni fertili con costi non inferiori ai 150-180 milioni di euro) ma sia anche poco utile allo sviluppo del nostro territorio. Siamo altresì consci che la strada attuale abbia necessità di un intervento di adeguamento e miglioramento funzionale realizzando le varianti agli abitati di Cameriano e Orfengo, come in parte prevedeva il progetto oggetto del 2011 con costi decisamente più contenuti e impatti ambientali altrettanto più limitati».

Oggi le stesse associazioni tornano con una lettera aperta inviata ai partiti politici e parlamentari del territorio, istituzioni regionali, povinciali e comunali, associazioni ed enti allo scopo di avviare un dibattito sull’utilizzo dei fondi del Recovery Plan «per capire quali siano le reali opere infrastrutturali che permetteranno al territorio di svilupparsi nei prossimi 10 anni – dicono i presidenti delle quattro associazioni Fabrizio Cerri, Giulio Rigotti, Anna Dénes e Roberto Gazzola -.  È il momento di avere coraggio e visione per non pensare più al Piemonte Orientale come l’interregno tra Torino e Milano ma dare un’identità produttiva, economica, turistica e culturale a questa terra piena di grandi eccellenze. Vogliamo smuovere tutti i decisori ultimi, affinché siano promossi in tempi brevissimi progetti infrastrutturali lungimiranti».

Tra questi c’è il grande tema dell’alta velocità con la proposta di costruire la fermata sul territorio di Novara oltre al collegamento ferroviario con Malpensa da Novara, Vercelli e Biella. Argomenti che erano stati affrontati anche dal sindaco Alessandro Canelli durante il tour di Cirio.

«Non è ammissibile che gli abitanti del Piemonte Orientale abbiano un grande seroporto vicino ma non vi sia alcun collegamento ferroviario diretto – affermano i quattro presidenti -. Un novarese attualmente impiega quasi due ore per raggiungere Malpensa e lo può fare solo attraverso il cambio di almeno un treno. Peggio da Vercelli o Biella dove i tempi sono vicini alle tre ore. Ma pensiamo anche a chi vorrebbe scegliere i nostri territori in termini di lavoro o turistici. La totale disconnessione dall’aeroporto rappresenta un enorme limite a tale sviluppo.
Serve investire risorse ora per realizzare questo collegamento attraverso un treno che, partendo da Torino e fermando a Vercelli e Novara, permetta ai cittadini di raggiungere Malpensa in meno di 30 minuti».

«Altro aspetto strategico è quello di collegare il Piemonte Orientale alla cosiddetta “Metropolitana d’Italia” – proseguono -. Riteniamo che dopo anni di chiacchiere sia venuto il momento di fare delle scelte. Il racconto che Novara sia troppo vicina a Milano per fermare i treni ad alta velocità non ha alcun senso, tanto è vero che addirittura i Freccia Rossa in alcuni casi fermano addirittura a Rho Fiera nonostante la vicinanza con Milano. Il Quadrante ha un bacino di oltre un milione di abitanti sufficienti a garantire il senso di una fermata del treno veloce. Novara, proprio per la sua posizione di snodo ferroviario, è il luogo perfetto per mettere in
connessione le quattro province del Piemonte Orientale, forse anche Alessandria. Anche in questo caso la strategicità dell’opera porterebbe a uno sviluppo turistico ma anche economico e produttivo. Le città attualmente connesse all’alta velocità, infatti, negli ultimi dieci anni hanno visto una maggiore crescita industriale rispetto ai territori non connessi. Nel 2018 Rfi aveva dichiarato che una fermata a Novara avrebbe avuto senso di esistere, ma che serviva una decisione politica in tal senso. Questo il momento di prendere questa decisione».

Ed è proprio Rfi a rispondere sul tema dei collegamenti vecoli: «Alcuni anni fa la Regione Piemonte ha richiesto uno studio per lo sviluppo del sistema di trasporto pubblico sull’asse Torino – Milano per valutare gli effetti dell’inserimento di una o più fermate sulla linea alta velocità fra Torino e Milano, individuando la collocazione migliore fra quelle richieste dagli stakeholders. Gli esiti del progetto, che analizzava cinque diversi scenari (quattro prevedevano la realizzazione di una o più fermate e una la riorganizzazione dei servizi), sono stati presentati a febbraio 2019 e la soluzione di riorganizzazione/potenziamento dei servizi regionali è risultata preferibile. Rfi non ha avuto indicazioni recenti al riguardo dalla Regione che aveva richiesto lo studio e alla quale, nel caso, competerebbe la riprogrammazione dei servizi regionali».


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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore