Il ricordo di Nino Castelnuovo nelle parole di Vanni Vallino

L'attore, scomparso nella giornata di lunedì a Roma, aveva lavorato in diverse produzioni cinematografiche del regista novarese, da “Nando dell'Andromeda” ad “Azzurro valzer”: «Un grande amico e un professionista esemplare»

Profondo cordoglio a Novara e nel Basso Cusio ha suscitato la notizia della scomparsa, avvenuta a Roma nella tarda serata di lunedì all’età di 84 anni, dell’attore Nino Castelnuovo. Originario di Lecco, aveva iniziato la carriera alla metà degli anni ’50 a Milano al “Piccolo Teatro” di Giorgio Strehler. Nello stesso periodo, poi, il suo debutto in televisione in una trasmissione per i più piccoli al fianco di Cino Tortorella. Attore versatile, anche se – per sua stessa ammissione – troppo vincolato a ruoli di “buono” «per quella faccia di bravo ragazzo che mi ritrovavo», nell’immaginario del pubblico del piccolo schermo è rimasto vincolato al ruolo di Renzo del celebre sceneggiato “I promessi sposi” di Sandro Bolchi del 1967 e, qualche anno dopo, nella parte dello squattrinato collaudatore Luigi Certaldo in “Ritratto di donna velata” di Flaminio Bollini.

Al cinema ha lavorato tra l’altro con Pietro Germi (“Un maledetto imbroglio”), Luchino Visconti (“Rocco e i suoi fratelli”) e Luigi Comencini (“Tutti a casa”); una certa notorietà internazionale riuscì ad averla con “Les parapluies de Cherbourg”, pellicola dove recitò al fianco di Catherine Deneuve che si aggiudicò la Palma d’Oro al Festival di Cannes nel 1964. La sua ultima interpretazione di un certo rilievo fu nel film del 1996 “Il paziente inglese”, prima della svolta “novarese” alla sua carriera.

«Stavo lavorando al progetto del film “Nando dell’Andromeda – ricorda oggi il regista novarese Vanni Vallino – e grazie al collega Paolo Taggi riuscì a contattare Castelnuovo, che mi era stato indicato come l’attore giusto per il ruolo che avevo immaginato. All’inizio mai avrei avrei pensato un suo “sì” di fronte a quella offerta giuntagli da uno sconosciuto come me. Invece da quella pellicola, ispirata ai racconti di Dante Graziosi e che girammo a Tornaco, nacque uno stupendo sodalizio proseguito poi con atri lavori come “La vittoria dei vinti”, film dedicato alla battaglia di Novara dove interpretò il parroco della Bicocca, “Un palmo sotto l’ombelico”, ambientato a Gozzano, e “Azzurro valzer”, con la storia sportiva del Novara Calcio».

Il tutto mentre Castelnuovo dovette combattere negli ultimi anni contro l’insidia di una malattia implacabile. Un glaucoma lo aveva reso ipovedente, senza impedirgli di continuare a recitare davanti alla cinepresa: «Grazie a diversi accorgimenti tecnici – dice ancora Vallino – riuscivamo a limitare i suoi “spostamenti” e con l’aiuto della sua compagna imparava a memoria il copione. Una collaborazione intensa, finita per trasformarsi in una vera amicizia. Oggi il mondo dello spettacolo e il pubblico perdono un grande professionista esemplare e io un amico».

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Il ricordo di Nino Castelnuovo nelle parole di Vanni Vallino

L’attore, scomparso nella giornata di lunedì a Roma, aveva lavorato in diverse produzioni cinematografiche del regista novarese, da “Nando dell’Andromeda” ad “Azzurro valzer”: «Un grande amico e un professionista esemplare»

Profondo cordoglio a Novara e nel Basso Cusio ha suscitato la notizia della scomparsa, avvenuta a Roma nella tarda serata di lunedì all'età di 84 anni, dell'attore Nino Castelnuovo. Originario di Lecco, aveva iniziato la carriera alla metà degli anni '50 a Milano al “Piccolo Teatro” di Giorgio Strehler. Nello stesso periodo, poi, il suo debutto in televisione in una trasmissione per i più piccoli al fianco di Cino Tortorella. Attore versatile, anche se – per sua stessa ammissione – troppo vincolato a ruoli di “buono” «per quella faccia di bravo ragazzo che mi ritrovavo», nell'immaginario del pubblico del piccolo schermo è rimasto vincolato al ruolo di Renzo del celebre sceneggiato “I promessi sposi” di Sandro Bolchi del 1967 e, qualche anno dopo, nella parte dello squattrinato collaudatore Luigi Certaldo in “Ritratto di donna velata” di Flaminio Bollini.

Al cinema ha lavorato tra l'altro con Pietro Germi (“Un maledetto imbroglio”), Luchino Visconti (“Rocco e i suoi fratelli”) e Luigi Comencini (“Tutti a casa”); una certa notorietà internazionale riuscì ad averla con “Les parapluies de Cherbourg”, pellicola dove recitò al fianco di Catherine Deneuve che si aggiudicò la Palma d'Oro al Festival di Cannes nel 1964. La sua ultima interpretazione di un certo rilievo fu nel film del 1996 “Il paziente inglese”, prima della svolta “novarese” alla sua carriera.

«Stavo lavorando al progetto del film “Nando dell'Andromeda - ricorda oggi il regista novarese Vanni Vallino - e grazie al collega Paolo Taggi riuscì a contattare Castelnuovo, che mi era stato indicato come l'attore giusto per il ruolo che avevo immaginato. All'inizio mai avrei avrei pensato un suo “sì” di fronte a quella offerta giuntagli da uno sconosciuto come me. Invece da quella pellicola, ispirata ai racconti di Dante Graziosi e che girammo a Tornaco, nacque uno stupendo sodalizio proseguito poi con atri lavori come "La vittoria dei vinti", film dedicato alla battaglia di Novara dove interpretò il parroco della Bicocca, “Un palmo sotto l'ombelico”, ambientato a Gozzano, e “Azzurro valzer”, con la storia sportiva del Novara Calcio».

Il tutto mentre Castelnuovo dovette combattere negli ultimi anni contro l'insidia di una malattia implacabile. Un glaucoma lo aveva reso ipovedente, senza impedirgli di continuare a recitare davanti alla cinepresa: «Grazie a diversi accorgimenti tecnici - dice ancora Vallino - riuscivamo a limitare i suoi “spostamenti” e con l'aiuto della sua compagna imparava a memoria il copione. Una collaborazione intensa, finita per trasformarsi in una vera amicizia. Oggi il mondo dello spettacolo e il pubblico perdono un grande professionista esemplare e io un amico».

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