Una telefonata con richieste simili a moltissime altre che periodicamente ricevono a casa numerosi anziani pensionati, per lo più soli e ultraottantenni: «Mamma, ho provocato un incidente e mi servono urgentemente denaro e oro per pagare i danni, perché altrimenti rischio il carcere. Passa a prenderli il segretario dell’avvocato». L’aveva ricevuta la mattina del 26 agosto 2020 una donna residente nel rione di Sant’Agabio a Novara.
Quel giorno, però, ai ladri passati a prendere il bottino era andata male: la polizia aveva intercettato e seguito uno scooter sospetto, e assistito alla scena del ritiro del pacco dalla vittima da parte di un minorenne. Il giovane, ripartito col maltolto, era stato fermato poco dopo assieme agli occupanti di una vettura parcheggiata nelle vicinanze, pronti a ricevere soldi e monili. Per quella truffa del cosiddetto «Caro nipote», B.B., 33 anni, domiciliata al campo nomadi di Agognate, dovrà scontare 1 anno e mezzo di carcere inflitti con giudizio abbreviato, diventati definitivi. La difesa aveva sottolineato dubbi sul fatto che la donna avesse partecipato alla truffa, dal momento che era in macchina col marito e accudiva una bambina. E aveva comunque chiesto il riconoscimento delle attenuanti generiche. Ma i giudici non hanno accolto la richiesta mettendo in evidenza i precedenti anche simili dell’imputata e la gravità del reato, commesso nei confronti di un soggetto fragile.
Tra l’altro la donna ha riportato lo scorso luglio anche una condanna a 3 anni, 1 mese e 15 giorni di carcere in primo grado per il reato di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe assieme al marito, in un processo legato all’operazione «Cara nonna» conclusa nel 2021 dalla polizia di Stato contro vera e propria organizzazione operante a Novara, in grado di mettere a segno decine di truffe ad anziani pensionati con la tecnica della telefonata di aiuto da parte del nipote in difficoltà economica, perfino nel periodo del lockdown per il Covid.