A due anni esatti dalla tragedia nella quale persero la vita 14 persone, non è stata organizzata alcuna commemorazione ufficiale per oggi, 23 maggio. Solo una messa, alle 11, nella chiesa della Madonna della Neve in cima al Mottarone a cui parteciperanno le autorità, le forze dell’ordine, volontari e i parenti delle vittime.
L’anno scorso era stato inaugurato il cippo commemorativo nel punto esatto in cui la cabina numero 3 della funivia si era schiantata. Ma quest’anno non si svolgerà alcuna cerimonia.
È di venerdì scorso la notizia della chiusura delle indagini preliminari da parte della Procura di Verbania comunicata a otto indagati: oltre alle due società, i destinatari dell’avviso sono Luigi Nerini, titolare della Ferrovie del Mottarone; Enrico Perocchio, direttore d’esercizio; Gabriele Tadini, capo servizio; per Leitner, incaricata della manutenzione, Anton Seeber, presidente del CdA; Martin Leitner, consigliere delegato e Peter Rabanser, responsabile del Customer Service.
I nomi delle vittime
Una strage che ha fatto 14 vittime a cominciare dal piccolo Mattia Zorloni, 6 anni, elitrasportato al Regina Margherita a Torino insieme al coetaneo Eitan (unico sopravvissuto) e deceduto poi in serata insieme ai genitori Elisabetta Personini, 37 anni, e Vittorio Zorloni, 54, di Vedano Olona (Va) morti sul colpo.
Roberta Pistolato, 40 anni, e il marito, Angelo Vito Gasparro, 45, entrambi medici, abitavano a Castel San Giovanni, in provincia di Piacenza, ed erano lì per festeggiare il 40esimo compleanno di lei.
Serena Cosentino, 27 anni, con il fidanzato di origine iraniana Mohammadreza Shahaisavandi, 32, da poco si erano trasferiti sul Lago Maggiore.
I fidanzati Silvia Malnati, 26 anni, e Alessandro Merlo, 29, entrambi di Varese.
L’intera famiglia di origini israeliane residente a Pavia: il bisnonno Itshak Cohen, 81 anni, con la moglie Konisky Cohen, 70 anni. Amit Biran, 30 anni, e Tal Peleg, 26, genitori di Tom, 2 anni, il più piccolo delle vittime, ed Eitan, 6 anni, l’unico sopravvissuto, rimasto ricoverato al Regina Margherita per settimane e al centro di una battaglia legale per l’affidamento tra i famigliari della madre e del padre finita con il rapimento del piccolo a Tel Aviv da parte del nonno materno. Ora Eitan vive in Italia con la zia Aya Byran.