La pensionata vittima ancora oggi non riesce a darsi pace: «Farei di tutto per riavere quei gioielli. Non hanno un grande valore economico, ma erano un ricordo di famiglia, dei miei genitori». Lei e il marito, la mattina del 30 novembre 2022 in Baluardo Partigiani a Novara, se l’erano vista brutta perché due truffatrici, dopo aver attirato l’uomo fuori casa con una scusa, avevano fatto razzia nell’appartamento. E, nonostante i tentativi del proprietario di casa di fermarle inseguendole per strada (era anche caduto rimediando delle lesioni a una mano), una delle due ladre era fuggita col bottino. Ora la coppia di pensionati si è costituita parte civile al processo contro le due donne identificate quali presunte autrici di quella truffa, A.L. e M.L., 57 e 36 anni, madre e figlia, la prima finita peraltro in carcere poco tempo fa per scontare la pena di 1 anno e 4 mesi per fatti analoghi del passato, il tentativo di furto a casa di un noto avvocato novarese, nel 2015 in centro.
Sempre nella stessa zona la donna sarebbe tornata a distanza anni assieme alla figlia. Il giorno dei fatti, secondo quanto ricostruito dalla polizia, le due erano entrate in azione con un modus operandi ormai collaudato: una aveva suonato il campanello della coppia di anziani, fingendosi il postino e chiedendo al proprietario di scendere, mentre l’altra era entrata in casa approfittando del fatto che la porta era rimasta socchiusa. Sorpresa dalla moglie del pensionato, era scesa nell’androne con soldi e gioielli. Lì era nata una colluttazione con l’uomo che cercava di fermarla, finito poi rovinosamente a terra. La complice rimasta in strada, avvicinandosi e fingendo di interessarsi a quanto accaduto all’anziano, e di aiutarlo, ne aveva approfittato per farsi passare la refurtiva e dileguarsi. Era uno scatolino contenente i ricordi di famiglia. Altri gioielli, quelli che la ladra aveva in tasca, sono stati fortunatamente recuperati.
La polizia si era messa al lavoro per identificare la complice della cinquantenne fermata in flagranza, che era risultata essere la figlia, riconosciuta dalle vittime in album fotografici.