Truffa del caro nipote, condannati marito e moglie quali capi dell’associazione

Secondo gli investigatori i vari membri agivano in base a precise direttive che arrivavano dall’estero e si avvalevano della collaborazione, come «incaricati del ritiro» del bottino, di giovani ragazzi detti «non rom», o di donne facenti parte del clan familiare

Sono stati ritenuti ai vertici di un’organizzazione che ha commesso decine di truffe con la tecnica del «capo nipote», anche nel periodo del lockdown del 2020. Arrestati nel gennaio dello scorso anno a conclusione dell’operazione «Cara Nonna» della polizia di Novara, una coppia di rom residenti nel capoluogo in frazione Agognate, D.L., 47 anni, e la moglie B.B., di 46, sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 2 mesi di reclusione lui e 3 anni e 1 mese lei, per associazione per delinquere. All’uomo, inoltre, erano contestate una trentina di episodi di truffa ai danni di anziani ultra settantenni, raggirati dal finto parente in difficoltà economica o perché coinvolto in un indicente stradale con feriti da risarcire, o, variante nata nell’era della pandemia, bisognoso di dispendiose cure mediche per guarire dal Covid.

Il tribunale ha riconosciuto che alla base di queste truffe c’era una vera e propria associazione, con compiti ben definiti. Secondo gli investigatori i vari membri agivano in base a precise direttive che arrivavano dall’estero e si avvalevano della collaborazione, come «incaricati del ritiro» del bottino, di giovani ragazzi detti «non rom», o di donne facenti parte del clan familiare. Tutti questi complici avevano già patteggiato in udienza preliminare lo scorso anno pene fino a un anno e mezzo.

Gran parte dell’indagine è stata fondata sulle intercettazioni telefoniche. Il tutto era partito dopo due arresti in flagranza nel marzo del 2020. Proseguendo gli accertamenti sono state scoperte circa 50 truffe per un valore di circa 400 mila euro, commesse in territorio novarese, causa lockdown e restrizioni nei movimenti, ma anche in province vicine come Vercelli, Como, perfino nel Canton Ticino. In qualche caso alle vittime erano stati portati via 300, 400 euro, in altri anche migliaia di euro in gioielli e denaro, i risparmi di una vita.

Intanto proprio in questi giorni uno degli ultimi rom arrestati per questo tipo di truffa, un sessantenne raggiunto venerdì scorso dalla misura cautelare dell’obbligo di firma e di dimora a Novara, non si è più presentato in caserma a firmare: è partita una segnalazione all’autorità giudiziaria, che sta valutando il caso.

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Truffa del caro nipote, condannati marito e moglie quali capi dell’associazione

Secondo gli investigatori i vari membri agivano in base a precise direttive che arrivavano dall’estero e si avvalevano della collaborazione, come «incaricati del ritiro» del bottino, di giovani ragazzi detti «non rom», o di donne facenti parte del clan familiare

Sono stati ritenuti ai vertici di un’organizzazione che ha commesso decine di truffe con la tecnica del «capo nipote», anche nel periodo del lockdown del 2020. Arrestati nel gennaio dello scorso anno a conclusione dell’operazione «Cara Nonna» della polizia di Novara, una coppia di rom residenti nel capoluogo in frazione Agognate, D.L., 47 anni, e la moglie B.B., di 46, sono stati condannati rispettivamente a 6 anni e 2 mesi di reclusione lui e 3 anni e 1 mese lei, per associazione per delinquere. All’uomo, inoltre, erano contestate una trentina di episodi di truffa ai danni di anziani ultra settantenni, raggirati dal finto parente in difficoltà economica o perché coinvolto in un indicente stradale con feriti da risarcire, o, variante nata nell’era della pandemia, bisognoso di dispendiose cure mediche per guarire dal Covid.

Il tribunale ha riconosciuto che alla base di queste truffe c’era una vera e propria associazione, con compiti ben definiti. Secondo gli investigatori i vari membri agivano in base a precise direttive che arrivavano dall’estero e si avvalevano della collaborazione, come «incaricati del ritiro» del bottino, di giovani ragazzi detti «non rom», o di donne facenti parte del clan familiare. Tutti questi complici avevano già patteggiato in udienza preliminare lo scorso anno pene fino a un anno e mezzo.

Gran parte dell’indagine è stata fondata sulle intercettazioni telefoniche. Il tutto era partito dopo due arresti in flagranza nel marzo del 2020. Proseguendo gli accertamenti sono state scoperte circa 50 truffe per un valore di circa 400 mila euro, commesse in territorio novarese, causa lockdown e restrizioni nei movimenti, ma anche in province vicine come Vercelli, Como, perfino nel Canton Ticino. In qualche caso alle vittime erano stati portati via 300, 400 euro, in altri anche migliaia di euro in gioielli e denaro, i risparmi di una vita.

Intanto proprio in questi giorni uno degli ultimi rom arrestati per questo tipo di truffa, un sessantenne raggiunto venerdì scorso dalla misura cautelare dell’obbligo di firma e di dimora a Novara, non si è più presentato in caserma a firmare: è partita una segnalazione all’autorità giudiziaria, che sta valutando il caso.

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