Era già successo la settimana prima: i due amici avevano allungato le mani durante un’uscita in auto. Sembrava tutto finito lì, con qualche scusa un po’ forzata, e invece sette giorni dopo si era andati oltre. Al rientro dalla festa in un locale di Bellinzago, arrivati in un parcheggio poco distante dalla casa di uno di loro, gli amici avevano fermato la macchina. E stavolta erano in quattro. Poi il ricatto: «Devi fare sesso con noi, o da qui non ti portiamo più a casa». Lei, in preda al panico e timorosa delle minacce, aveva subìto. E aveva avuto rapporti sessuali con ognuno dei quattro coetanei poco più che maggiorenni, tutti residenti a Novara.
A distanza di oltre undici anni dalle violenze denunciate da una giovane all’epoca minorenne, e in mezzo un complesso iter giudiziario fatto di incidente probatorio e quattro processi dagli esiti opposti (fra cui un annullamento in Cassazione), la Corte d’Appello di Torino ha condannato i quattro ragazzi con cui lei aveva avuto rapporti nell’ottobre 2013, due a 4 anni e 2 mesi di reclusione, altri due a 4 anni. In primo grado a Novara erano stati assolti, poi si era innescata una battaglia a colpi di ricorsi e controricorsi. E non è ancora finita. Gli imputati si sono sempre detti innocenti, e hanno spiegato come si fosse trattato di un’uscita fra conoscenti, in cui si era consumato un rapporto ma col consenso di tutti.
La vittima, invece, aveva parlato di una violenza sessuale di gruppo al rientro da una serata di divertimento. Al processo lei, oggi ventottenne, ha ribadito che la sera della violenza aveva subito una richiesta sotto minacce: «Devi fare sesso con noi, o non ti portiamo a casa. Te ne vai a piedi», le avevano intimato gli amici dopo aver fermato l’auto in un parcheggio isolato. In preda al panico, aveva dovuto accettare. Poi per mesi non aveva detto niente a nessuno, e anzi era uscita ancora coi molestatori in un paio di occasioni. Alla fine si era confidata col fidanzato dell’epoca, che la vedeva distaccata e le aveva chiesto spiegazioni, e poi coi genitori.