Slow Medicine, associazione di professionisti e cittadini che promuove una cura sobria, rispettosa e giusta e sostiene la fondamentale importanza della relazione tra professionisti e pazienti, ha lanciato qualche anno fa la campagna #Buongiornoiosono. L’obiettivo è quello di ricordare a tutti i professionisti della salute l’importanza di presentarsi con il proprio nome e il proprio ruolo quando si incontra un paziente, come primo passo per instaurare una relazione di fiducia.
L’iniziativa prende spunto da una campagna lanciata nel Regno Unito da Kate Granger, dottoressa trentunenne che si è ammalata di tumore, e nella sua esperienza di ricovero in ospedale ha incontrato colleghi che non la guardavano negli occhi e nemmeno le dicevano il proprio nome prima di comunicarle la diagnosi o la progressione del suo tumore.
“Mi hanno fatto sentire tante volte come un corpo malato e non come una persona” ha raccontato. E così, per far capire ai medici e agli altri professionisti che operano in sanità l’importanza di presentarsi al paziente con il proprio nome e cognome, Kate Granger ha iniziato insieme con il marito, nel 2013, la campagna “hellomynameis”.
“Sono convinta che non si tratta solo di conoscere il nome di qualcuno ma è qualcosa di più profondo” diceva Kate “Il presentarsi crea una connessione tra un essere umano che è sofferente e vulnerabile e una persona che desidera aiutarlo. È il primo passo per stabilire una relazione terapeutica e un rapporto di fiducia in circostanze difficili”.
La campagna, cominciata con la pubblicazione sui social di fotografie di operatori sanitari con un cartello riportante il proprio nome e cognome e l’hashtag #hellomynameis, ha avuto molto successo nel Regno Unito.
Anche negli ospedali italiani uno degli aspetti che mettono a disagio i pazienti e i familiari è il fatto di venire a contatto durante il ricovero con decine di medici, infermieri e altri operatori di cui non conoscono il nome, la funzione e il motivo per cui li contattano.
Il cartellino con il nome sul camice, obbligatorio da una decina d’anni, non è certo sufficiente.
La Campagna #Buongiornoiosono lanciata da Slow Medicine nel suo congresso nazionale del 2015, è stata messa in atto in molti ospedali italiani, tra cui Arezzo, Grosseto e Siena, con eventi di formazione.
Recentissima è l’iniziativa del Corso di Laurea in Infermieristica, Sede Orbassano dell’Università degli Studi di Torino, che partecipa al progetto #buongiornoiosono per sottolineare “l’importanza di presentarsi con il proprio nome e ruolo ai pazienti, per instaurare una relazione rispettosa e di fiducia.
Gli studenti hanno accolto con entusiasmo la proposta dei tutor pedagogici del Corso di Laurea – affermano dall’Università – e ideato loro stessi il cartellino, che indosseranno durante tutti i tirocini dei tre anni di percorso universitario. In un’epoca come quella attuale, dove il distacco fisico e la mascherina sono obbligatori, abbiamo deciso di concerto di decorare il badge con il disegno del volto di ciascuno, per trasmettere il nostro sorriso, ora celato dai dispositivi di protezione individuale.
Questo progetto è frutto della collaborazione dei tutor e degli studenti infermieri che riconoscono la relazione con il paziente come tempo di cura e caratteristica peculiare dell’essere infermiere. Con questo piccolo ma importante gesto di cambiamento appoggiamo la filosofia di Slow Medicine e contribuiamo, con la nostra esperienza, a diffondere un’assistenza sobria, giusta, rispettosa ma soprattutto vicina ai nostri pazienti”.
Come Slow Medicine vogliamo diffondere questa iniziativa, e ci auguriamo che venga riprodotta sia negli Ospedali sia nelle Università, come parte della formazione dei futuri professionisti.
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