La quarta ondata della pandemia Covid-19 in Italia e in Europa

La pandemia Covid-19 ha purtroppo ripreso vigore a partire da agosto 2021 nel nostro Paese e in Europa, con un incremento costante del numero dei contagi e dei ricoveri. Per comprenderne la tendenza è utile un recentissimo articolo di Gavino Maciocco “La quarta ondata” La quarta ondata – SaluteInternazionale: il ripercorrere le diverse fasi della pandemia che abbiamo vissuto e confrontarne l’andamento nei diversi Paesi in Europa ci aiuta a comprendere quali sono i fattori che influiscono sulla sua crescita e a quali misure, di conseguenza, si dovrà attenere il nostro comportamento anche nell’immediato futuro.

Partiamo dalla storia che tutti noi abbiamo vissuto.

La prima ondata della pandemia è arrivata come uno tsunami dalla Cina in Italia e in Europa a gennaio/febbraio 2020, cogliendoci impreparati. Drastiche e necessarie misure di lockdown hanno ridotto nell’estate la circolazione del virus, facendo affermare a molti che si fosse esaurita del tutto. Purtroppo non era così: all’inizio dell’autunno, con la ripresa delle attività sociali, lavorative e scolastiche e l’aumento della vita al chiuso, la pandemia ha avuto una netta ripresa, la seconda ondata, il cui picco si è registrato in Europa nei mesi di novembre e dicembre 2020/gennaio 2021.

In questi stessi mesi hanno avuto inizio le vaccinazioni, ma nella primavera 2021 la variante delta proveniente dall’India, a maggiore trasmissibilità rispetto ai ceppi precedenti, ha sostenuto la comparsa della terza ondata. Anche nel 2021, come nel 2020, la circolazione del virus si è nettamente ridotta durante l’estate grazie alla bella stagione e alla vita sociale ma anche grazie, quest’anno, alla crescente copertura vaccinale della popolazione, a cominciare dalle fasce più anziane e più fragili.

E quando, a partire da agosto 2021, la pandemia è ripresa in Europa (la quarta ondata), il suo andamento è stato influenzato da alcune variabili che hanno prodotto sostanziali differenze nei diversi Paesi:

  1. La prima e più importante variabile è il livello di copertura vaccinale della popolazione
  2. La durata della copertura del vaccino. Mentre prima dei 6 mesi la copertura nei confronti del contagio è in media del 75,7%, dopo i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale la copertura scende al 50,2%. La protezione dalla “malattia severa”, cioè del rischio di finire in ospedale, che prima dei 6 mesi è mediamente del 91,8%, dopo 6 mesi scende all’82,1. Di qui la necessità di una terza dose di richiamo dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale (dopo 5 mesi negli over40).
  3. L’adozione di misure pubbliche per limitare la circolazione del virus, dall’obbligo dell’uso delle mascherine all’introduzione del Green Pass, fino all’imposizione di chiusure e coprifuochi nelle situazioni ad alto rischio.
  4. I comportamenti individuali per prevenire il contagio.

La quarta ondata è stata affrontata con minori danni per la popolazione dai paesi del sud Europa, in particolare Italia, Francia, Spagna e Portogallo dove il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è rispettivamente 8, 6, 3 e 9; gli alti livelli di copertura vaccinale e l’uso esteso del Green Pass sono alla base di questo risultato.

Molto peggio vanno le cose nei paesi dell’Europa continentale come Germania, Austria, Olanda e Belgio dove la quarta ondata ha fatto registrare un numero di casi giornalieri superiore alle ondate precedenti e dove il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è stato rispettivamente 21, 39, 18 e 23. Bassi livelli di copertura vaccinale (soprattutto in Germania e Austria) e abbandono di ogni forma di controllo della circolazione del virus sono alla base di questa grave situazione, che sta imponendo urgenti misure di contenimento.

Se ci spostiamo nell’Europa dell’est e nei Balcani la situazione è ancora più grave. Bulgaria, Romania e Slovenia presentano, insieme a bassi livelli di copertura vaccinale, molto elevati livelli di mortalità: il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è stato rispettivamente di 126, 59 e 58.  La Russia, nonostante abbia prodotto in casa ed esportato un vaccino (Sputnik V), presenta un livello di copertura nazionale tra i più bassi in Europa (37%) con una mortalità che cresce a ogni ondata, raggiungendo nelle ultime settimane un numero medio giornaliero di 1.250 decessi.

Le misure che dobbiamo continuare ad adottare sono, molto chiaramente, quelle che si sono dimostrate, alla prova dei fatti, efficaci ad influire sull’andamento della pandemia e ne hanno determinato le differenze tra i vari Paesi: vaccinazione, misure pubbliche per limitare la circolazione del virus, misure individuali.

Ormai non sono più solamente teorie, ma ne abbiamo le evidenze.

Infine, l’arrivo di una nuova variante dal Sudafrica dimostra ancora una volta che nessuno si salva se non si salvano tutti: queste misure, a cominciare dalla vaccinazione, devono poter essere adottate in tutti i Paesi del mondo.

Ripetiamo, con Silvio Garattini, che “….la vaccinazione oltre a rappresentare un atto a difesa della propria salute è un atto di solidarietà verso chi non può essere vaccinato per ragioni mediche o di altra natura. In questo senso risulta particolarmente necessario vaccinare i cittadini dei Paesi a basso reddito per evitare che varianti virali insensibili ai vaccini ricircolino nei nostri Paesi. Vaccinare tutto il mondo non è una forma di beneficienza, ma un atto di sano egoismo. Esistono le condizioni per poterlo fare in tempi relativamente brevi, ma occorre passare dalle parole ai fatti utilizzando i vaccini disponibili o fabbricandone di nuovi anche, se necessario, sospendendo temporaneamente i brevetti.”

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Sandra Vernero

Medico chirurgo, cofondatore e presidente Associazione Slow Medicine, coordinatore del progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”

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La pandemia Covid-19 ha purtroppo ripreso vigore a partire da agosto 2021 nel nostro Paese e in Europa, con un incremento costante del numero dei contagi e dei ricoveri. Per comprenderne la tendenza è utile un recentissimo articolo di Gavino Maciocco “La quarta ondata” La quarta ondata - SaluteInternazionale: il ripercorrere le diverse fasi della pandemia che abbiamo vissuto e confrontarne l’andamento nei diversi Paesi in Europa ci aiuta a comprendere quali sono i fattori che influiscono sulla sua crescita e a quali misure, di conseguenza, si dovrà attenere il nostro comportamento anche nell’immediato futuro.

Partiamo dalla storia che tutti noi abbiamo vissuto.

La prima ondata della pandemia è arrivata come uno tsunami dalla Cina in Italia e in Europa a gennaio/febbraio 2020, cogliendoci impreparati. Drastiche e necessarie misure di lockdown hanno ridotto nell’estate la circolazione del virus, facendo affermare a molti che si fosse esaurita del tutto. Purtroppo non era così: all’inizio dell’autunno, con la ripresa delle attività sociali, lavorative e scolastiche e l’aumento della vita al chiuso, la pandemia ha avuto una netta ripresa, la seconda ondata, il cui picco si è registrato in Europa nei mesi di novembre e dicembre 2020/gennaio 2021.

In questi stessi mesi hanno avuto inizio le vaccinazioni, ma nella primavera 2021 la variante delta proveniente dall’India, a maggiore trasmissibilità rispetto ai ceppi precedenti, ha sostenuto la comparsa della terza ondata. Anche nel 2021, come nel 2020, la circolazione del virus si è nettamente ridotta durante l’estate grazie alla bella stagione e alla vita sociale ma anche grazie, quest’anno, alla crescente copertura vaccinale della popolazione, a cominciare dalle fasce più anziane e più fragili.

E quando, a partire da agosto 2021, la pandemia è ripresa in Europa (la quarta ondata), il suo andamento è stato influenzato da alcune variabili che hanno prodotto sostanziali differenze nei diversi Paesi:

  1. La prima e più importante variabile è il livello di copertura vaccinale della popolazione
  2. La durata della copertura del vaccino. Mentre prima dei 6 mesi la copertura nei confronti del contagio è in media del 75,7%, dopo i sei mesi dal completamento del ciclo vaccinale la copertura scende al 50,2%. La protezione dalla “malattia severa”, cioè del rischio di finire in ospedale, che prima dei 6 mesi è mediamente del 91,8%, dopo 6 mesi scende all’82,1. Di qui la necessità di una terza dose di richiamo dopo 6 mesi dal completamento del ciclo vaccinale (dopo 5 mesi negli over40).
  3. L’adozione di misure pubbliche per limitare la circolazione del virus, dall’obbligo dell’uso delle mascherine all’introduzione del Green Pass, fino all’imposizione di chiusure e coprifuochi nelle situazioni ad alto rischio.
  4. I comportamenti individuali per prevenire il contagio.

La quarta ondata è stata affrontata con minori danni per la popolazione dai paesi del sud Europa, in particolare Italia, Francia, Spagna e Portogallo dove il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è rispettivamente 8, 6, 3 e 9; gli alti livelli di copertura vaccinale e l’uso esteso del Green Pass sono alla base di questo risultato.

Molto peggio vanno le cose nei paesi dell’Europa continentale come Germania, Austria, Olanda e Belgio dove la quarta ondata ha fatto registrare un numero di casi giornalieri superiore alle ondate precedenti e dove il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è stato rispettivamente 21, 39, 18 e 23. Bassi livelli di copertura vaccinale (soprattutto in Germania e Austria) e abbandono di ogni forma di controllo della circolazione del virus sono alla base di questa grave situazione, che sta imponendo urgenti misure di contenimento.

Se ci spostiamo nell’Europa dell’est e nei Balcani la situazione è ancora più grave. Bulgaria, Romania e Slovenia presentano, insieme a bassi livelli di copertura vaccinale, molto elevati livelli di mortalità: il numero medio di decessi giornalieri per milione di abitanti nella settimana precedente il 27 novembre è stato rispettivamente di 126, 59 e 58.  La Russia, nonostante abbia prodotto in casa ed esportato un vaccino (Sputnik V), presenta un livello di copertura nazionale tra i più bassi in Europa (37%) con una mortalità che cresce a ogni ondata, raggiungendo nelle ultime settimane un numero medio giornaliero di 1.250 decessi.

Le misure che dobbiamo continuare ad adottare sono, molto chiaramente, quelle che si sono dimostrate, alla prova dei fatti, efficaci ad influire sull’andamento della pandemia e ne hanno determinato le differenze tra i vari Paesi: vaccinazione, misure pubbliche per limitare la circolazione del virus, misure individuali.

Ormai non sono più solamente teorie, ma ne abbiamo le evidenze.

Infine, l’arrivo di una nuova variante dal Sudafrica dimostra ancora una volta che nessuno si salva se non si salvano tutti: queste misure, a cominciare dalla vaccinazione, devono poter essere adottate in tutti i Paesi del mondo.

Ripetiamo, con Silvio Garattini, che “….la vaccinazione oltre a rappresentare un atto a difesa della propria salute è un atto di solidarietà verso chi non può essere vaccinato per ragioni mediche o di altra natura. In questo senso risulta particolarmente necessario vaccinare i cittadini dei Paesi a basso reddito per evitare che varianti virali insensibili ai vaccini ricircolino nei nostri Paesi. Vaccinare tutto il mondo non è una forma di beneficienza, ma un atto di sano egoismo. Esistono le condizioni per poterlo fare in tempi relativamente brevi, ma occorre passare dalle parole ai fatti utilizzando i vaccini disponibili o fabbricandone di nuovi anche, se necessario, sospendendo temporaneamente i brevetti.”

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Medico chirurgo, cofondatore e presidente Associazione Slow Medicine, coordinatore del progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”