Alessio Zerbin, dal campetto di Santa Rita alla finale di Supercoppa

La parabola del giovane giocatore novarese, dalle squadre del territorio allo scudetto con il Napoli alla convocazione in nazionale serie B fino ai due gol decisivi per la finale di lunedì

Chi fa sport lo sa: ci sono giornate (o nottate) che possono da sole cambiare il corso della storia sportiva di un atleta o di una squadra. Situazioni particolari che nel bene o nel male possono modificare il corso degli eventi e macchiare la carriera di un grande atleta o destinare a gloria eterna un carneade qualsiasi. Così, se di Zinedine Zidane in molti si ricordano le giocate… tutti hanno in mente l’ingloriosa fine di carriera con la testata a Materazzi e l’espulsione rimediata nella finale mondiale 2006. Allo stesso modo i risultati buoni ma per nulla da “almanacchi” di Marcell Jacobs fino ai 27 anni sono stati letteralmente spazzati via da quei pochi secondi, 9 e 80 centesimi per la precisione, che lo hanno portato all’oro olimpico nei 100 metri piani.

Ci sono, insomma, occasioni che cancellano il prima e il dopo. Lo sa bene Alessio Zerbin, classe 1999, che di strada ne ha percorsa parecchia con gli scarpini di gomma al piede. Dal Santa Rita, periferia ovest di Novara, al Napoli campione d’Italia per la prima volta senza Diego Armando Maradona e 32 anni dopo l’ultima volta. Una storia, quella in azzurro, iniziata nel 2017, quando per meno di 100 mila euro (cifre assolutamente insolite in serie A) venne acquisito dal club partenopeo, all’epoca già in pianta stabile tra le grandi del calcio italiano ed europeo, dal Gozzano, dove aveva esordito tra i “grandi” in serie D, ancora minorenne. Anni a farsi le ossa in giro per l’Italia (con una Coppa Italia di serie C vinta) e una stagione, il 2021-2022, da protagonista assoluto a Frosinone.

Tanto che pur dalla serie B viene convocato in nazionale maggiore dal CT Roberto Mancini arrivando a esordire nella Nations League contro l’Ungheria, nel giugno 2022. Un momento di festa per lui e per tutta la Novara sportiva, da sempre attenta ai suoi “figli” profeti lontano dalla patria. Un nuovo inizio: il tecnico del Napoli Luciano Spalletti decide di trattenerlo e Alessio si gode così una stagione da record, per la gioia anche del club Novara Partenopea, che di fatto ne fa un proprio beniamino dedicandogli stima e affetto, che ricambia in più occasioni, fino allo Scudetto vinto in primavera.

Cambia la guida tecnica ma pur nel disastro della gestione Garcia, Alessio rimane un punto fermo. Non un titolare, per carità, nel Napoli dei campioni, ma una pedina di sicuro affidamento da inserire per gestire determinate situazioni nei finali di partita. Una vita da “mediano”, come cantava Ligabue, a lavorare sodo, a correre generoso e a mettersi al servizio della squadra. Senza l’acuto da raccontare un giorno ai nipoti, ma con la stima di compagni e staff tecnico guadagnata sul campo, in ogni occasione.

Poi arriva la Supercoppa e la serata che tutto cambia: minuto 81’ di Napoli – Fiorentina, prima semifinale della “Final Four” in Arabia Saudita, il tecnico del Napoli Walter Mazzarri (subentrato a stagione in corso a Rudi Garcia, che in estate aveva fortemente voluto la conferma di Zerbin) si affida ad Alessio e dopo tre minuti è lui a spuntare dal nulla sul secondo palo, mandando in rete un pallone prolungato di testa da capitan Di Lorenzo su azione d’angolo. Un gol, quello del 2-0 per la sua squadra e primo per lui con la maglia del Napoli, voluto così tanto che nella foga arriva a impattare con la testa sul palo della porta, tramutando in pochi istanti la gioia di compagni e allenatore in paura.

Alessio è stordito dal colpo ma dopo un paio di minuti affidato alle cure dello staff medico, torna in campo. Stringe i denti, c’è una partita da terminare. Un pallone da riconquistare: quello che sradica letteralmente dai piedi di un avversario prima di involarsi, palla al piede, per quaranta metri e scaricare in fondo alla rete, con un tiro imparabile, il 3-0 che gli vale un piccolo record: è il primo, nella storia della Supercoppa Italiana, a segnare due gol entrando dalla panchina. Non solo: per tutti è il match-winner, l’uomo che ha regalato al Napoli (che a onor del vero era già in vantaggio prima) la quinta finale di Supercoppa della sua storia. Protagonista sui giornali (la sua foto era in prima pagina su tutti e tre i principali quotidiani sportivi nazionali) e sui social, dove sono piovuti i complimenti dei compagni di squadra (a testimoniare il sincero apprezzamento per un ragazzo serio e benvoluto da tutti) e i commenti estasiati dei suoi tifosi.

Il calciomercato potrebbe portarlo lontano da Napoli, si parla di un ritorno a Frosinone (ma rigorosamente in prestito, il Napoli crede nelle sue potenzialità in ottica futura). Prima però c’è un ultimo passo da compiere. Lunedì sera, 22 gennaio, la sfida all’Inter che assegnerà la Supercoppa 2024. Lunedì, San Gaudenzio. Solo una coincidenza o un nuovo atto tutto da raccontare? Al campo l’ardua sentenza.

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Alessio Zerbin, dal campetto di Santa Rita alla finale di Supercoppa

La parabola del giovane giocatore novarese, dalle squadre del territorio allo scudetto con il Napoli alla convocazione in nazionale serie B fino ai due gol decisivi per la finale di lunedì

Chi fa sport lo sa: ci sono giornate (o nottate) che possono da sole cambiare il corso della storia sportiva di un atleta o di una squadra. Situazioni particolari che nel bene o nel male possono modificare il corso degli eventi e macchiare la carriera di un grande atleta o destinare a gloria eterna un carneade qualsiasi. Così, se di Zinedine Zidane in molti si ricordano le giocate… tutti hanno in mente l’ingloriosa fine di carriera con la testata a Materazzi e l’espulsione rimediata nella finale mondiale 2006. Allo stesso modo i risultati buoni ma per nulla da “almanacchi” di Marcell Jacobs fino ai 27 anni sono stati letteralmente spazzati via da quei pochi secondi, 9 e 80 centesimi per la precisione, che lo hanno portato all’oro olimpico nei 100 metri piani.

Ci sono, insomma, occasioni che cancellano il prima e il dopo. Lo sa bene Alessio Zerbin, classe 1999, che di strada ne ha percorsa parecchia con gli scarpini di gomma al piede. Dal Santa Rita, periferia ovest di Novara, al Napoli campione d’Italia per la prima volta senza Diego Armando Maradona e 32 anni dopo l’ultima volta. Una storia, quella in azzurro, iniziata nel 2017, quando per meno di 100 mila euro (cifre assolutamente insolite in serie A) venne acquisito dal club partenopeo, all’epoca già in pianta stabile tra le grandi del calcio italiano ed europeo, dal Gozzano, dove aveva esordito tra i “grandi” in serie D, ancora minorenne. Anni a farsi le ossa in giro per l’Italia (con una Coppa Italia di serie C vinta) e una stagione, il 2021-2022, da protagonista assoluto a Frosinone.

Tanto che pur dalla serie B viene convocato in nazionale maggiore dal CT Roberto Mancini arrivando a esordire nella Nations League contro l’Ungheria, nel giugno 2022. Un momento di festa per lui e per tutta la Novara sportiva, da sempre attenta ai suoi “figli” profeti lontano dalla patria. Un nuovo inizio: il tecnico del Napoli Luciano Spalletti decide di trattenerlo e Alessio si gode così una stagione da record, per la gioia anche del club Novara Partenopea, che di fatto ne fa un proprio beniamino dedicandogli stima e affetto, che ricambia in più occasioni, fino allo Scudetto vinto in primavera.

Cambia la guida tecnica ma pur nel disastro della gestione Garcia, Alessio rimane un punto fermo. Non un titolare, per carità, nel Napoli dei campioni, ma una pedina di sicuro affidamento da inserire per gestire determinate situazioni nei finali di partita. Una vita da “mediano”, come cantava Ligabue, a lavorare sodo, a correre generoso e a mettersi al servizio della squadra. Senza l’acuto da raccontare un giorno ai nipoti, ma con la stima di compagni e staff tecnico guadagnata sul campo, in ogni occasione.

Poi arriva la Supercoppa e la serata che tutto cambia: minuto 81’ di Napoli – Fiorentina, prima semifinale della “Final Four” in Arabia Saudita, il tecnico del Napoli Walter Mazzarri (subentrato a stagione in corso a Rudi Garcia, che in estate aveva fortemente voluto la conferma di Zerbin) si affida ad Alessio e dopo tre minuti è lui a spuntare dal nulla sul secondo palo, mandando in rete un pallone prolungato di testa da capitan Di Lorenzo su azione d’angolo. Un gol, quello del 2-0 per la sua squadra e primo per lui con la maglia del Napoli, voluto così tanto che nella foga arriva a impattare con la testa sul palo della porta, tramutando in pochi istanti la gioia di compagni e allenatore in paura.

Alessio è stordito dal colpo ma dopo un paio di minuti affidato alle cure dello staff medico, torna in campo. Stringe i denti, c’è una partita da terminare. Un pallone da riconquistare: quello che sradica letteralmente dai piedi di un avversario prima di involarsi, palla al piede, per quaranta metri e scaricare in fondo alla rete, con un tiro imparabile, il 3-0 che gli vale un piccolo record: è il primo, nella storia della Supercoppa Italiana, a segnare due gol entrando dalla panchina. Non solo: per tutti è il match-winner, l’uomo che ha regalato al Napoli (che a onor del vero era già in vantaggio prima) la quinta finale di Supercoppa della sua storia. Protagonista sui giornali (la sua foto era in prima pagina su tutti e tre i principali quotidiani sportivi nazionali) e sui social, dove sono piovuti i complimenti dei compagni di squadra (a testimoniare il sincero apprezzamento per un ragazzo serio e benvoluto da tutti) e i commenti estasiati dei suoi tifosi.

Il calciomercato potrebbe portarlo lontano da Napoli, si parla di un ritorno a Frosinone (ma rigorosamente in prestito, il Napoli crede nelle sue potenzialità in ottica futura). Prima però c’è un ultimo passo da compiere. Lunedì sera, 22 gennaio, la sfida all’Inter che assegnerà la Supercoppa 2024. Lunedì, San Gaudenzio. Solo una coincidenza o un nuovo atto tutto da raccontare? Al campo l’ardua sentenza.

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