A un solo giorno dall’inizio del nuovo campionato, il mondo del calcio è scosso da un altro lutto. Nella notte si è infatti spento in un ospedale di Torino l’ex portiere Claudio Garella. Aveva 67 anni. A quanto si è potuto apprendere, il decesso è avvenuto per complicazioni cardiocircolatorie dopo che nei giorni scorsi era stato sottoposto a un intervento chirurgico al cuore in seguito a un malore accusato mentre si trovava in vacanza in Liguria.
Gli sportivi non più giovanissimi lo ricorderanno fra i protagonisti negli anni anni ’80 di due storici scudetti conquistati prima a Verona con tecnico Osvaldo Bagnoli e poi a Napoli, al fianco di Diego Maradona.
Estremo difensore dalla tecnica poco ortodossa – amava respingere le conclusioni avversarie con i piedi e le altre parti del corpo prima che con le mani – la notizia della sua scomparsa ha toccato profondamente anche i tifosi novaresi. Garella fu infatti uno dei protagonisti in maglia azzurra di quella stagione di B 1975-’76 (nella foto) dove i vari Udovicich, Vivian, Veschetti, Marchetti, Salvioni, sotto la guida di Lamberto Giorgis, sfiorarono una clamorosa promozione in serie A. La possibilità di un salto nella massima divisione vanificato dai famosi fatti legati alla partita di Catanzaro. In quel campionato esaltante e al tempo stesso amaro Garella fu l’unico a disputare tutte e 38 le partite; anzi, 39 con la ripetizione del match in Calabria.
Cresciuto nel settore giovanile del Torino, Garella debutta giovanissimo in seria A nel 1973 sostituendo in un’occasione l’infortunato Castellini. Dopo un paio di stagioni a Casale Monferrato, eccolo arrivare all’ombra della Cupola nel 1975, in occasione del citato torneo concluso in maniera beffarda per i colori novaresi. L’anno successivo il presidente azzurro Santino Tarantola lo cede alla Lazio per ragioni di bilancio. Nella capitale non è però fortunato. La prima stagione lo vede riserva di Felice Pulici (altro ex azzurro) e in quella successiva – divenuto titolare – è protagonista di una serie di prestazioni negative che gli valgono l’appellativo di “Paperella” da parte dei tifosi biancocelesti.
Ha poi modo di rifarsi a Genova (sponda Sampdoria) prima del citato periodo d’oro a Verona e Napoli, dove il suo nuovo soprannome diventa nel frattempo “Garellik”. Chiude la carriera nel 1991 dopo aver vestito anche le maglie di Udinese e Avellino. Uscito dal “grande giro”, era rientrato nella sua città d’origine, dedicandosi ad allenare nei settori giovanili e scuola calcio di alcune società dilettantistiche torinesi.