Basterebbero quei cinque minuti con tutto lo stadio in piedi al grido di “Roby, Roby” per decretare che l’operazione nostalgia a Novara sia perfettamente riuscita. Ridurre a quello o ai cinque gol e al tanto spettacolo visto in campo, l’evento che ha portato oltre 13 mila spettatori allo stadio (numeri che non si vedevano da almeno 12 anni, dai tempi della serie A) sarebbe limitativo e ingiusto. Alla fine, pur senza registrare il pienone come a Salerno (complice anche le minacce – per fortuna non mantenute – del meteo), il Fan Village allestito fin dal mattino ha portato un sacco di appassionati a vivere da vicino la propria passione. L’unico neo – a dirla tutta – è stato nel programma del fan village, costantemente stravolto, così come nell’impossibilità, dettata da motivi di sicurezza, di vedere coinvolti con i fan i “big”, alcuni dei quali non hanno nemmeno soggiornato a Novara. Un evento che si promette di celebrare l’interazione tra tifosi ed ex campioni, non meriterebbe magari qualche momento (ovviamente organizzato e in piena sicurezza) in più di contatto diretto con il pubblico?
Tornando all’evento, il momento più toccante è stato senz’altro il lungo e caldissimo abbraccio virtuale tributato dal Silvio Piola a Roberto Baggio, tanto da far commuovere il “divin codino”. In campo, per quel che conta, è stata partita vera: hanno vinto i “bianchi” capitanati da Shevchenko (finito k.o. per un guaio muscolare prima dell’intervallo e applauditissimo da un’ampia rappresentanza ucraina sugli spalti) per 3-2 contro i neri di Javier Zanetti. Il divertimento, però, non è mancato davvero mai: tra giocate di classe dal tocco nostalgico, cori del pubblico e una festa che ha coinvolto davvero tutti.
La portata principale, d’altra parte, non era il calcio ma delle vere e proprie “madeleines” di proustiana memoria. In ogni giocata, in ogni sguardo, nei movimenti e nelle realizzazioni ognuno dei presenti ha recuperato del tempo perduto. Persone care, poi scomparse, con cui ha condiviso quei ricordi. Vecchie amicizie, aneddoti, episodi. Poco importa che molti dei protagonisti fossero fuori forma o appannati dall’età e dalla mancanza di allenamento. Meno ancora importa che le maglie indossate, per una volta, non fossero quelle dei club cui hanno legato la propria carriera. In fondo quel che conta è stato ritrovare, per una sera, la capacità di emozionarsi ancora. Come tanto tempo fa, quando tutto era così diverso… o forse così uguale, per lo meno a quello che è stato oggi.