«Che gioia fermare Ronaldo, ora sogno la salvezza del Benevento e del Novara»

In attesa che il Novara ritrovi tempi (e categorie) migliori, a portare nell’eccellenza del calcio la città ci sta pensando un novarese doc, Lorenzo Montipò, che dalla scorsa estate ha raggiunto nella massima serie un altro novarese (sebbene d’adozione, essendosi trasferito da bambino in città) cioè Paolo Pancrazio Faragò. Origini diverse ma una storia in comune: la crescita nel vivaio azzurro, l’esordio in prima squadra e poi l’esplosione e l’arrivo in A.

Per Montipò, portiere della “matricola” Benevento, il successo è arrivato dopo una cavalcata trionfale in B, nella passata stagione: 86 punti e – per quel che riguarda direttamente Montipò – miglior difesa del torneo, con appena 27 gol subiti in 38 giornate. Vinto il campionato, in estate è arrivata la convinta conferma del club, che ha deciso di affidargli i pali giallorossi anche in serie A. «Sono molto soddisfatto di come sto affrontando questa mia prima stagione in massima serie – racconta il poertiere novarese –. Era difficile per un esordiente e in una neopromossa ma credo di essere riuscito a gestire fin qui al meglio la sfida dal punto di vista mentale così come di aver raggiunto questo palcoscenico al momento giusto».

La stagione sta andando alla grande, con un rendimento personale e di squadra che è giusto considerare al di sopra delle aspettative. Come valuti il percorso compiuto?
Oggi siamo a +7 sulla zona retrocessione e il traguardo dei 40 punti, individuata quale “quota salvezza” non è lontano. Insomma, siamo artefici del nostro destino e tutto è nelle nostre mani. Quella che non deve venir meno da qui a fine stagione è la fame che ci ha contraddistinti, perché in lotta con noi per la salvezza ci sono grandi squadre come Torino, Fiorentina, Parma e Cagliari: sono formazioni abituate a lottare e a giocare la serie A e ci daranno filo da torcere fino alla fine.

Se l’obiettivo con la squadra è la salvezza, a livello personale che traguardo punti a raggiungere?
A inizio anno ambivo a conquistare 5 “clean sheet” (ovvero mantenere per cinque volte la porta inviolata, ndg) e oggi ne ho già ottenuti 7 che per me e per i compagni della difesa è un piccolo ma significativo traguardo. A livello personale punto a dimostrare a tutti che sono pronto per la serie A e che non sono qui di passaggio: punto a crescere ancora e a rimanere stabilmente a questi livelli.

Qual è il tuo legame con il Benevento?
E’ un legame profondo, con un club che ha creduto fortemente in me e che mi ha fatto sentire, in primis il direttore sportivo Pasquale Foggia, da subito parte del progetto, importante. Per intenderci, quando sono arrivato ero il secondo portiere eppure mi hanno fatto capire che se avessi dimostrato di meritarlo avrebbero puntato su di me e così è stato. Lo scorso anno abbiamo coronato un percorso fantastico ma continuo a lavorare ogni giorno per ripagare la fiducia che mi è stata accordata, anche perché la società è eccezionale, solida e ha tanti progetti per il futuro.

Se si parla di legami, però, non ci si può fermare al club…
Quello più profondo e importante è quello con la mia famiglia. Fin da quando sono entrato nel Novara, a 15 anni, sono stati i miei primi tifosi ed erano al mio fianco in ogni occasione importante. C’erano alle prime sfide, c’erano al mio esordio in prima squadra con il Novara e mi hanno sempre sostenuto e fatto sentire il loro appoggio. Oggi la distanza e le restrizioni impediscono il legame costante ma d’altra parte è quanto capita normalmente per un calciatore.

E’ vero che sei ancora tifoso del Novara?
Assolutamente sì. E’ la squadra della mia città ed è un club con cui la mia famiglia ha legami profondi. Manterrò sempre il rimpianto di aver lasciato il club dopo un evento negativo, la retrocessione in serie C, ma anche la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza bellissima e importante per la mia formazione. Avrei tanto voluto raggiungere la salvezza prima di lasciare il club e oggi aspetto la “matematica” per festeggiare quella dei ragazzi di Banchieri. Si sono ripresi alla grande da un periodo negativo e sono certo che ce la faranno. Io continuo a fare il tifo per loro.

Tornando alla stagione in corso, quali sono le emozioni più “significative” che ti ha regalato?
L’impatto con la massima serie è stato eccezionale, con i 6 punti conquistati nelle prime tre partite e, soprattutto, con il premio di migliore in campo e con la porta imbattuta mantenuta contro il Bologna alla terza giornata. Lì ho capito definitivamente che ero entrato nella categoria. Quello che non mi dimenticherò mai, invece, è la vittoria allo Juventus Stadium contro campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Morata, Chiesa. Aver chiuso mantenendo la porta imbattuta è stato fantastico… anche perché in famiglia sono tutti juventini e quindi mi sono divertito a dar loro un dispiacere.

[ph Benevento calcio]

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«Che gioia fermare Ronaldo, ora sogno la salvezza del Benevento e del Novara»

In attesa che il Novara ritrovi tempi (e categorie) migliori, a portare nell’eccellenza del calcio la città ci sta pensando un novarese doc, Lorenzo Montipò, che dalla scorsa estate ha raggiunto nella massima serie un altro novarese (sebbene d’adozione, essendosi trasferito da bambino in città) cioè Paolo Pancrazio Faragò. Origini diverse ma una storia in comune: la crescita nel vivaio azzurro, l’esordio in prima squadra e poi l’esplosione e l’arrivo in A.

Per Montipò, portiere della “matricola” Benevento, il successo è arrivato dopo una cavalcata trionfale in B, nella passata stagione: 86 punti e – per quel che riguarda direttamente Montipò – miglior difesa del torneo, con appena 27 gol subiti in 38 giornate. Vinto il campionato, in estate è arrivata la convinta conferma del club, che ha deciso di affidargli i pali giallorossi anche in serie A. «Sono molto soddisfatto di come sto affrontando questa mia prima stagione in massima serie – racconta il poertiere novarese –. Era difficile per un esordiente e in una neopromossa ma credo di essere riuscito a gestire fin qui al meglio la sfida dal punto di vista mentale così come di aver raggiunto questo palcoscenico al momento giusto».

La stagione sta andando alla grande, con un rendimento personale e di squadra che è giusto considerare al di sopra delle aspettative. Come valuti il percorso compiuto?
Oggi siamo a +7 sulla zona retrocessione e il traguardo dei 40 punti, individuata quale “quota salvezza” non è lontano. Insomma, siamo artefici del nostro destino e tutto è nelle nostre mani. Quella che non deve venir meno da qui a fine stagione è la fame che ci ha contraddistinti, perché in lotta con noi per la salvezza ci sono grandi squadre come Torino, Fiorentina, Parma e Cagliari: sono formazioni abituate a lottare e a giocare la serie A e ci daranno filo da torcere fino alla fine.

Se l’obiettivo con la squadra è la salvezza, a livello personale che traguardo punti a raggiungere?
A inizio anno ambivo a conquistare 5 “clean sheet” (ovvero mantenere per cinque volte la porta inviolata, ndg) e oggi ne ho già ottenuti 7 che per me e per i compagni della difesa è un piccolo ma significativo traguardo. A livello personale punto a dimostrare a tutti che sono pronto per la serie A e che non sono qui di passaggio: punto a crescere ancora e a rimanere stabilmente a questi livelli.

Qual è il tuo legame con il Benevento?
E’ un legame profondo, con un club che ha creduto fortemente in me e che mi ha fatto sentire, in primis il direttore sportivo Pasquale Foggia, da subito parte del progetto, importante. Per intenderci, quando sono arrivato ero il secondo portiere eppure mi hanno fatto capire che se avessi dimostrato di meritarlo avrebbero puntato su di me e così è stato. Lo scorso anno abbiamo coronato un percorso fantastico ma continuo a lavorare ogni giorno per ripagare la fiducia che mi è stata accordata, anche perché la società è eccezionale, solida e ha tanti progetti per il futuro.

Se si parla di legami, però, non ci si può fermare al club…
Quello più profondo e importante è quello con la mia famiglia. Fin da quando sono entrato nel Novara, a 15 anni, sono stati i miei primi tifosi ed erano al mio fianco in ogni occasione importante. C’erano alle prime sfide, c’erano al mio esordio in prima squadra con il Novara e mi hanno sempre sostenuto e fatto sentire il loro appoggio. Oggi la distanza e le restrizioni impediscono il legame costante ma d’altra parte è quanto capita normalmente per un calciatore.

E’ vero che sei ancora tifoso del Novara?
Assolutamente sì. E’ la squadra della mia città ed è un club con cui la mia famiglia ha legami profondi. Manterrò sempre il rimpianto di aver lasciato il club dopo un evento negativo, la retrocessione in serie C, ma anche la consapevolezza di aver vissuto un’esperienza bellissima e importante per la mia formazione. Avrei tanto voluto raggiungere la salvezza prima di lasciare il club e oggi aspetto la “matematica” per festeggiare quella dei ragazzi di Banchieri. Si sono ripresi alla grande da un periodo negativo e sono certo che ce la faranno. Io continuo a fare il tifo per loro.

Tornando alla stagione in corso, quali sono le emozioni più “significative” che ti ha regalato?
L’impatto con la massima serie è stato eccezionale, con i 6 punti conquistati nelle prime tre partite e, soprattutto, con il premio di migliore in campo e con la porta imbattuta mantenuta contro il Bologna alla terza giornata. Lì ho capito definitivamente che ero entrato nella categoria. Quello che non mi dimenticherò mai, invece, è la vittoria allo Juventus Stadium contro campioni del calibro di Cristiano Ronaldo, Morata, Chiesa. Aver chiuso mantenendo la porta imbattuta è stato fantastico… anche perché in famiglia sono tutti juventini e quindi mi sono divertito a dar loro un dispiacere.

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