Bruno Fernandes e Haris Seferovic sono due nomi che per ogni tifoso del Novara Calcio rimandano a tempi felici e a una stagione, il 2012-2013, che ha fatto vivere alla città una favola quasi fotocopia di quella del 2011, non fosse per il finale, questa volta non proprio lieto. Se nel 2011 il Novara vinse i Playoff e conquistò la Serie A dopo 55 anni di assenza, nel 2013 invece gli azzurri si fermarono in semifinale, senza riuscire a riconquistare la massima serie sfumata appena dodici mesi prima.
Alla luce di quello che sarebbe successo negli anni seguenti, però (nel 2014 arrivò addirittura la retrocessione in C), quella rimane l’ultima stagione ad altissimo livello del club. Non solo per i risultati ma anche per gli interpreti visti in azzurro. Due, su tutti, e in rigoroso ordine anagrafico: Bruno Fernandes e Haris Seferovic.
Il primo, classe 1994 e dunque appena maggiorenne, era arrivato pochi mesi prima nel vivaio azzurro mettendo in mostra fin da subito una classe sopraffina e numeri da categoria superiore. Tanto da diventare uno dei leader (segnando 4 gol in 21 presenze) della squadra nella seconda metà di stagione, quella della gran rimonta dalla zona “rossa” a quella playoff. Il secondo, invece, fu il rinforzo individuato sul mercato di gennaio per duettare con Gonzalez. Compito assolto al meglio, dopo una breve fase iniziale di ambientamento, con 9 gol in 16 presenze per lo svizzero ottenuto in prestito dalla Fiorentina (all’epoca aveva 21 anni appena).
Un po’ per l’età e un po’ per il fisico già formato, il primo a fare fortuna fu proprio Seferovic, che dopo il Novara si trasferì alla Real Sociedad, duettando con talenti come Vela e Griezmann (oggi leader della Francia e del Barcelona) e debuttando in Champions League. Da allora una carriera con “la valigia”, tra Germania e Portogallo, con diverse presenze nelle competizioni europee per club e per nazionali. Tanto che oggi è la punta della nazionale Svizzera, sconfitta appena ieri dall’Italia nel girone europeo. Per lui 45′ da titolare e una prestazione da “vorrei ma non posso”, complice anche l’impatto con una delle difese, quella italiana, più forti al Mondo.
Più tortuosa, ma anche più “scintillante”, la carriera di Bruno Fernandes, che con il suo Portogallo l’Italia potrebbe incontrarla più avanti nel torneo, essendo la sua nazionale (in cui fa da spalla a una stella assoluta quale Cristiano Ronaldo) una di quelle accreditate per un posto tra le quattro migliori. Dopo il Novara ci fu l’Udinese (3 anni), poi la Sampdoria a far da trampolino di lancio per il ritorno in patria con la maglia dello Sporting Lisbona con cui si mette in mostra anche nelle coppe europee. Tre anni da “top player” e nel gennaio 2020 l’incoronazione definitiva con il passaggio al Manchester United dove a soli 25 anni si afferma come uno dei centrocampisti più forti in circolazione, siglando nella sua prima annata e mezza con i “red devils” ben 26 reti in 51 presenze.
Numeri, quelli del fantasista portoghese, che non stupiranno certo i tifosi azzurri, che hanno potuto apprezzarne il talento e la classe fin da giovanissimo, ma cui tanti novaresi guardano oggi con un sorriso di simpatia ma anche con un po’ di timore: se l’Italia dovesse incrociare proprio il Portogallo nella sua rincorsa al titolo, oltre a Cristiano Ronaldo si dovrà guardare, infatti, proprio dal talento di Bruno.