Igor Agil, Ingratta: «Il ricordo più bello? La vittoria in campionato B2»

Dalle giocatrici a una delle figure dello staff tecnico della Igor Agil che possiamo ritenere ormai una delle figure più “veterane” della società. E’ il toscano (di Cecina) Matteo Ingratta, coach della formazione di B, il protagonista di questo incontro in video su Facebook. A lui il primo quesito è quello riguardante quali ragazze ricorda con maggiore piacere.

«Quando si allenano ragazze giovani si ricordano tutte, da quelle che ho allenato all’inizio della carriera che ora si trovano alla fine del loro percorso e che magari mi contattano per chiedere ancora qualche consiglio».

Quanto contano nella pallavolo tecnica e altezza? «Contano in proporzione, ma sono importanti anche altri aspetti: serietà, impegno, presenza, umiltà, spirito di squadra. Ovviamente per giocare ad alto livello tecnica e altezza sono importanti ma non sono gli unici parametri».

 

 

Quando Matteo Ingratta ha scelto di diventare allenatore professionista? «Sono stato fortunato a trovare le persone che mi hanno consentito di entrare in palestra e capire come si lavora sul campo. Sono sempre stato appassionato allo sport e ho giocato a calcio. La scelta è maturata quando ero iscritto a Scienze motorie. Diciamo che ci provi, scegli, fai dei tentativi, investi e se sei fortunato facendoti trovare nel posto giusto al momento giusto c’è la possibilità di farlo».

E quale consiglio darebbe a un’atleta che vuole diventare professionista? «I valori “genetici” non si decidono, ma quello che posso dire è sempre di seguire i consigli dei vostri allenatori, di lavorare con tanta testa, di farsi aiutare dalle persone della famiglia e della società e di vivere con lo spirito giusto insieme alle compagne».

Qual è il ricordo più bello da allenatore? «Tantissimi. Forse quello più “fresco” risale alla scorsa stagione, la vittoria nel campionato di B2 con una squadra “Under”, soprattutto in uno dei gironi di maggiore livello come quelli del Nord, e il raggiungimento della “Final Four” di Coppa. Poi ce ne sarebbero altre, magari lontane nel tempo, ma che rimangono nei ricordi perché collegate soprattutto alle persone».

Un pregio e un difetto di Matteo Ingratta?«Bisognerebbe chiederlo ad altri. Forse ho un carattere troppo diretto, ma ritengo sia positivo perché cerco sempre di andare al sodo, si essere onesto e trasparente. Mi piace confrontarmi con le persone, anche per superare le eventuali difficoltà, nella pallavolo come nella vita».

Sono ormai sette anni che Ingratta lavora con l’Agil. Cosa rappresenta questa società? «Si tratta di un club che ormai rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale non solo per lo sport ma anche per i valori che trasmette. Siamo molto legati perché si è instaurato un rapporto di reciproca fiducia anche dal punto di vista umano».

Un sogno nel cassetto? «Arrivare il più in alto possibile anche se già lo considero realizzato per avere la possibilità di lavorare all’Agil. Mai comunque porsi limiti, coltivare sempre stimoli e aiutare le ragazze ad affrontare il loro percorso sportivo. Per poi magari ritrovarle a distanza di anni fuori dal campo e sapere che hanno un bel ricordo di te».

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Igor Agil, Ingratta: «Il ricordo più bello? La vittoria in campionato B2»

Dalle giocatrici a una delle figure dello staff tecnico della Igor Agil che possiamo ritenere ormai una delle figure più “veterane” della società. E’ il toscano (di Cecina) Matteo Ingratta, coach della formazione di B, il protagonista di questo incontro in video su Facebook. A lui il primo quesito è quello riguardante quali ragazze ricorda con maggiore piacere.

«Quando si allenano ragazze giovani si ricordano tutte, da quelle che ho allenato all’inizio della carriera che ora si trovano alla fine del loro percorso e che magari mi contattano per chiedere ancora qualche consiglio».

Quanto contano nella pallavolo tecnica e altezza? «Contano in proporzione, ma sono importanti anche altri aspetti: serietà, impegno, presenza, umiltà, spirito di squadra. Ovviamente per giocare ad alto livello tecnica e altezza sono importanti ma non sono gli unici parametri».

 

 

Quando Matteo Ingratta ha scelto di diventare allenatore professionista? «Sono stato fortunato a trovare le persone che mi hanno consentito di entrare in palestra e capire come si lavora sul campo. Sono sempre stato appassionato allo sport e ho giocato a calcio. La scelta è maturata quando ero iscritto a Scienze motorie. Diciamo che ci provi, scegli, fai dei tentativi, investi e se sei fortunato facendoti trovare nel posto giusto al momento giusto c’è la possibilità di farlo».

E quale consiglio darebbe a un’atleta che vuole diventare professionista? «I valori “genetici” non si decidono, ma quello che posso dire è sempre di seguire i consigli dei vostri allenatori, di lavorare con tanta testa, di farsi aiutare dalle persone della famiglia e della società e di vivere con lo spirito giusto insieme alle compagne».

Qual è il ricordo più bello da allenatore? «Tantissimi. Forse quello più “fresco” risale alla scorsa stagione, la vittoria nel campionato di B2 con una squadra “Under”, soprattutto in uno dei gironi di maggiore livello come quelli del Nord, e il raggiungimento della “Final Four” di Coppa. Poi ce ne sarebbero altre, magari lontane nel tempo, ma che rimangono nei ricordi perché collegate soprattutto alle persone».

Un pregio e un difetto di Matteo Ingratta?«Bisognerebbe chiederlo ad altri. Forse ho un carattere troppo diretto, ma ritengo sia positivo perché cerco sempre di andare al sodo, si essere onesto e trasparente. Mi piace confrontarmi con le persone, anche per superare le eventuali difficoltà, nella pallavolo come nella vita».

Sono ormai sette anni che Ingratta lavora con l’Agil. Cosa rappresenta questa società? «Si tratta di un club che ormai rappresenta un punto di riferimento a livello nazionale non solo per lo sport ma anche per i valori che trasmette. Siamo molto legati perché si è instaurato un rapporto di reciproca fiducia anche dal punto di vista umano».

Un sogno nel cassetto? «Arrivare il più in alto possibile anche se già lo considero realizzato per avere la possibilità di lavorare all’Agil. Mai comunque porsi limiti, coltivare sempre stimoli e aiutare le ragazze ad affrontare il loro percorso sportivo. Per poi magari ritrovarle a distanza di anni fuori dal campo e sapere che hanno un bel ricordo di te».

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