Il Novara deve voltare pagina

Pensare che la stagione del Novara a questo punto si giochi solo sul campo, è una vera e propria illusione. La crisi che la squadra azzurra sta attraversando, infatti, non è ascrivibile solo ed esclusivamente al piano tecnico ma sembrerebbe avere radici più profonde. Radici che affondano nella poca chiarezza che aleggia attorno alla squadra fin da inizio stagione. Prima con le polemiche legate al mercato realizzato in colpevole ritardo sulle aspettative e che hanno incrinato – irrimediabilmente – i rapporti con il tecnico Banchieri. Proprio la questione della fiducia all’allenatore azzurro ha minato ulteriormente un gruppo che viveva di equilibri assai più instabili di quanto fosse lecito pensare. Tanto che appena il club ha cominciato a mettere in discussione Banchieri, la squadra ha iniziato un percorso di involuzione che né l’avvento di Marcolini (colpevole fino a un certo punto), né il ritorno di Banchieri stesso sono riusciti a invertire o, quantomeno, a frenare. Così come un ruolo, in tutto questo, lo hanno avuto senz’altro le tante voci circolate costantemente attorno al destino della società: che si parlasse della cessione alla cordata campana o ad altri, o di presunti (a oggi, è giusto e corretto ribadirlo, tutte le scadenze legate alle vicende calcistiche, sono state onorate) problemi economici o finanziari (ma anche la fideiussione è stata sistemata), di certo il clima di insicurezza non ha aiutato.

Ora, con la squadra in zona playout, la situazione è particolarmente critica. Urgono decisioni rapide e nette. Urge definire a chi spetti fare mercato, ovvero se Urbano goda ancora o meno della fiducia della dirigenza. In caso negativo, va provveduto in fretta alla sostituzione. In caso affermativo (e sarebbe la cosa più logica, visto il poco tempo a disposizione), il mercato non può più attendere. Partire dalle cessioni è una buona tattica qualora serva puntellare la squadra, non se si parla – come paventato, anche alla luce dei risultati – di una rivoluzione. Immaginare di cambiare 5-6 calciatori e di metterli a disposizione di Banchieri a fine mese, vorrebbe dire mettere ulteriormente sotto stress la squadra e – soprattutto – creare un clima di lavoro poco sereno. Non solo, agire poco tempestivamente andrebbe anche a dare ulteriormente adito alle voci disfattiste relative al presente/futuro del club. Fattore, anche questo, che influirebbe in negativo sulla corsa-salvezza degli azzurri.

Insomma, la prima mossa è l’uscita di Sbraga. Operazione che libera un posto in lista e abbatte un costo ma che – soprattutto – tecnicamente e numericamente non va a impoverire un reparto, quello dei centrali difensivi, in cui gli azzurri sono abbondanti. Domenica, però, riparte il campionato. Iniziare a muovere i primi colpi prima della sfida all’Olbia sarebbe importante. Dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista del morale tanto della rosa quanto dell’ambiente. Altrimenti, la fase 2.0 di questo Novara, partirebbe già in salita.

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Pensare che la stagione del Novara a questo punto si giochi solo sul campo, è una vera e propria illusione. La crisi che la squadra azzurra sta attraversando, infatti, non è ascrivibile solo ed esclusivamente al piano tecnico ma sembrerebbe avere radici più profonde. Radici che affondano nella poca chiarezza che aleggia attorno alla squadra fin da inizio stagione. Prima con le polemiche legate al mercato realizzato in colpevole ritardo sulle aspettative e che hanno incrinato – irrimediabilmente – i rapporti con il tecnico Banchieri. Proprio la questione della fiducia all’allenatore azzurro ha minato ulteriormente un gruppo che viveva di equilibri assai più instabili di quanto fosse lecito pensare. Tanto che appena il club ha cominciato a mettere in discussione Banchieri, la squadra ha iniziato un percorso di involuzione che né l’avvento di Marcolini (colpevole fino a un certo punto), né il ritorno di Banchieri stesso sono riusciti a invertire o, quantomeno, a frenare. Così come un ruolo, in tutto questo, lo hanno avuto senz’altro le tante voci circolate costantemente attorno al destino della società: che si parlasse della cessione alla cordata campana o ad altri, o di presunti (a oggi, è giusto e corretto ribadirlo, tutte le scadenze legate alle vicende calcistiche, sono state onorate) problemi economici o finanziari (ma anche la fideiussione è stata sistemata), di certo il clima di insicurezza non ha aiutato. Ora, con la squadra in zona playout, la situazione è particolarmente critica. Urgono decisioni rapide e nette. Urge definire a chi spetti fare mercato, ovvero se Urbano goda ancora o meno della fiducia della dirigenza. In caso negativo, va provveduto in fretta alla sostituzione. In caso affermativo (e sarebbe la cosa più logica, visto il poco tempo a disposizione), il mercato non può più attendere. Partire dalle cessioni è una buona tattica qualora serva puntellare la squadra, non se si parla – come paventato, anche alla luce dei risultati – di una rivoluzione. Immaginare di cambiare 5-6 calciatori e di metterli a disposizione di Banchieri a fine mese, vorrebbe dire mettere ulteriormente sotto stress la squadra e – soprattutto – creare un clima di lavoro poco sereno. Non solo, agire poco tempestivamente andrebbe anche a dare ulteriormente adito alle voci disfattiste relative al presente/futuro del club. Fattore, anche questo, che influirebbe in negativo sulla corsa-salvezza degli azzurri. Insomma, la prima mossa è l’uscita di Sbraga. Operazione che libera un posto in lista e abbatte un costo ma che – soprattutto – tecnicamente e numericamente non va a impoverire un reparto, quello dei centrali difensivi, in cui gli azzurri sono abbondanti. Domenica, però, riparte il campionato. Iniziare a muovere i primi colpi prima della sfida all’Olbia sarebbe importante. Dal punto di vista tecnico ma anche dal punto di vista del morale tanto della rosa quanto dell’ambiente. Altrimenti, la fase 2.0 di questo Novara, partirebbe già in salita.

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