Lutto nel mondo del calcio per la scomparsa di Giampiero Boniperti

Nato a Barengo nel luglio del 1928, ha rappresentato per tutta la vita il simbolo della fedeltà a una sola squadra, la Juventus, prima come tifoso, poi come calciatore, infine come dirigente

Per quasi otto decenni ha rappresentato una sorta di “novaresità” applicata a quello stile juventino tutto sabaudo. Giampiero Boniperti, prima giocatore simbolo della società bianconera e poi presidente, spentosi a Torino nella notte fra giovedì e venerdì all’età di 92 anni (ne avrebbe compiuti 93 il 4 luglio prossimo) per un’insufficienza cardiata, era tutto questo e anche oltre. Il simbolo vivente della fedeltà assoluta a una squadra. Prima da tifoso quando lui, nato a Barengo, tirava i primi calci nella squadra del suo paese e in quella della vicina Momo, poi da giocatore, con il grande “balzo” in maglia bianconera che vestì dal 1947 al 1961 (stabilendo un primato tuttora imbattuto di 469 presenze e 188 reti fra campionato e coppe), infine da dirigente, attraverso quella sua presidenza (durata dal 1971 al 1990) caratterizzata da una lunga serie di trionfi nazionali e non.

Sul rettangolo di gioco ha contribuito alla conquista di cinque scudetti e due coppe Italia, con un titolo di capocannoniere nel 1948, negli anni degli anni della storica rivalità con il Grande Torino per il quale ha sempre nutrito ammirazione e rispetto. Dietro la scrivania, fortissimamente voluto dalla famiglia Agnelli, altri nove campionati, quasi tutti legati a quel connubio da lui voluto con la squadra guidata in panchina da Giovanni Trapattoni.

Boniperti vestì anche in 38 occasioni la maglia azzurra della Nazionale tra il 1947 e il 1960 (prendendo parte alle sfortunate spedizioni ai Mondiali brasiliani del ’50 e a quelli svizzeri di quattro anni dopo), mettendo a segno 8 reti.
All’inizio del nuovo millennio era stato “richiamato” dalla società bianconera a gestire una sorta di “ricostruzione” dopo lo sconquasso di “calciopoli” che aveva portato per la prima volta il club in serie B. Affidata la società ad Andrea Agnelli, era tornato ad essere, pur accettando la presidenza onoraria, un semplice tifoso. Così come ha sempre seguito con estrema simpatia i colori azzurri del Novara. Negli anni ’70 e ’80, con l’amico Santino Tarantola, non si tirava mai indietro quando si trattava di dare indirettamente una mano, mandando un giocatore a “farsi le ossa” (anche in C2) all’ombra della Cupola o garantendo la presenza della squadra bianconera magari in occasione di qualche San Gaudenzio. Altri tempi, verrebbe da aggiungere…

E in tanti se lo ricordano, nove anni fa, in tribuna al “Piola” insieme a un altro “novarese” come Michel Platini, per la sfida di campionato fra la Juve e il Novara. Perché Boniperti, seppur negli ultimi anni avesse per tante ragioni diradato i suoi impegni, era sempre rimasto profondamente legato alla sua terra. Applicando una sorta di “novaresità” a quello stile tutto sabaudo che da sempre caratterizza il club bianconero.
I funerali, per espressa volontà della famiglia, si svolgeranno in forma privata.

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Lutto nel mondo del calcio per la scomparsa di Giampiero Boniperti

Nato a Barengo nel luglio del 1928, ha rappresentato per tutta la vita il simbolo della fedeltà a una sola squadra, la Juventus, prima come tifoso, poi come calciatore, infine come dirigente

Per quasi otto decenni ha rappresentato una sorta di “novaresità” applicata a quello stile juventino tutto sabaudo. Giampiero Boniperti, prima giocatore simbolo della società bianconera e poi presidente, spentosi a Torino nella notte fra giovedì e venerdì all’età di 92 anni (ne avrebbe compiuti 93 il 4 luglio prossimo) per un’insufficienza cardiata, era tutto questo e anche oltre. Il simbolo vivente della fedeltà assoluta a una squadra. Prima da tifoso quando lui, nato a Barengo, tirava i primi calci nella squadra del suo paese e in quella della vicina Momo, poi da giocatore, con il grande “balzo” in maglia bianconera che vestì dal 1947 al 1961 (stabilendo un primato tuttora imbattuto di 469 presenze e 188 reti fra campionato e coppe), infine da dirigente, attraverso quella sua presidenza (durata dal 1971 al 1990) caratterizzata da una lunga serie di trionfi nazionali e non.

Sul rettangolo di gioco ha contribuito alla conquista di cinque scudetti e due coppe Italia, con un titolo di capocannoniere nel 1948, negli anni degli anni della storica rivalità con il Grande Torino per il quale ha sempre nutrito ammirazione e rispetto. Dietro la scrivania, fortissimamente voluto dalla famiglia Agnelli, altri nove campionati, quasi tutti legati a quel connubio da lui voluto con la squadra guidata in panchina da Giovanni Trapattoni.

Boniperti vestì anche in 38 occasioni la maglia azzurra della Nazionale tra il 1947 e il 1960 (prendendo parte alle sfortunate spedizioni ai Mondiali brasiliani del ’50 e a quelli svizzeri di quattro anni dopo), mettendo a segno 8 reti.
All’inizio del nuovo millennio era stato “richiamato” dalla società bianconera a gestire una sorta di “ricostruzione” dopo lo sconquasso di “calciopoli” che aveva portato per la prima volta il club in serie B. Affidata la società ad Andrea Agnelli, era tornato ad essere, pur accettando la presidenza onoraria, un semplice tifoso. Così come ha sempre seguito con estrema simpatia i colori azzurri del Novara. Negli anni ’70 e ’80, con l’amico Santino Tarantola, non si tirava mai indietro quando si trattava di dare indirettamente una mano, mandando un giocatore a “farsi le ossa” (anche in C2) all’ombra della Cupola o garantendo la presenza della squadra bianconera magari in occasione di qualche San Gaudenzio. Altri tempi, verrebbe da aggiungere…

E in tanti se lo ricordano, nove anni fa, in tribuna al “Piola” insieme a un altro “novarese” come Michel Platini, per la sfida di campionato fra la Juve e il Novara. Perché Boniperti, seppur negli ultimi anni avesse per tante ragioni diradato i suoi impegni, era sempre rimasto profondamente legato alla sua terra. Applicando una sorta di “novaresità” a quello stile tutto sabaudo che da sempre caratterizza il club bianconero.
I funerali, per espressa volontà della famiglia, si svolgeranno in forma privata.

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