Nell’hockey su pista internazionale c’è un po’ di novaresità

Un nome internazionale, ma che ha le sue radici nella città di Novara. Alessandro Eccelsi è un arbitro di hockey su pista che conta nella sua carriera sette finali di Coppa dei Campioni, una dietro l’altra, «l’ultima la più bella», una finale di Coppa Latina e una di Coppa Cers, quattro di Supercoppa europea. Un palmares importantissimo, avviato nel 2004 quando ha scelto di passare dal calcio, sempre da arbitro, all’hockey.

 

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Quanto c’è di novarese nella sua carriera?

«Parte praticamente da Novara la mia carriera, – dice – ed è ancora legata a Novara, sono parte della Figc delegazione provinciale, mio padre è segretario. L’hockey l’ho vissuto fin da ragazzino, tifoso della squadra di Novara. Tutto è partito da qui».

Meglio il calcio o l’hockey?

«Prima di tutto è importante fare alcune distinzioni: per quanto riguarda l’arbitrare è molto più facile pensare a una partita di calcio, dove ci sono 22 giocatori a piedi con una palla; nell’hockey hai 10 giocatori in un campo che è 40×20, tutti sui pattini, coi bastoni e c’è una pallina. Però l’hockey è qualcosa di meraviglioso da vedere, dal vivo, praticare questo sport è difficile perché devi prima di tutto saper usare i pattini, c’è una componente in più. Purtroppo l’hockey non ha i mezzi del calcio e quindi non è un sport televisivo, ma se dovessi portare qualcuno a vedere una partita, lo porterei all’hockey».

Il suo momento più bello?

«Ne citerei due. Il mio esordio in serie A1, il 16 gennaio 2007 a Follonica, una squadra allora di immancabili con i fratelli Michielon, Marietti. L’apice è però stata l’ultima finale di Coppa dei campioni: alle final four sono arrivate davvero le migliori, Barcellona, Benfica, Porto e Lisbona. E’ stato uno spettacolo».

Ora lo sport è fermo: cosa ne pensa di tutto ciò?

«Da sportivo la vivo male, pratico sport, gioco a golf e per me il sabato e la domenica sono valvole di sfogo, pensare che domani e dopo non ci potrò andare mi dispiace. Detto questo credo che la scelta di fermare tutto lo sport sia doverosa, lo sport non può prescindere dalla vita di tutti i giorni, spero che gli altri paesi europei capiscano e con senno possano attuare le misure ora adottate in Italia».

Quando tutto tornerà normale da dove si riprenderà?

«In programma c’era la Coppa Italia a Lodi a fine febbraio, poi era la fase calda del campionato, poi la Coppa Uefa e l’Eurolega. Vedremo come si evolverà la situazione, ipotizzarlo oggi è troppo presto».

 

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Nell’hockey su pista internazionale c’è un po’ di novaresità

Un nome internazionale, ma che ha le sue radici nella città di Novara. Alessandro Eccelsi è un arbitro di hockey su pista che conta nella sua carriera sette finali di Coppa dei Campioni, una dietro l’altra, «l’ultima la più bella», una finale di Coppa Latina e una di Coppa Cers, quattro di Supercoppa europea. Un palmares importantissimo, avviato nel 2004 quando ha scelto di passare dal calcio, sempre da arbitro, all’hockey.

 

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Quanto c’è di novarese nella sua carriera?

«Parte praticamente da Novara la mia carriera, – dice – ed è ancora legata a Novara, sono parte della Figc delegazione provinciale, mio padre è segretario. L’hockey l’ho vissuto fin da ragazzino, tifoso della squadra di Novara. Tutto è partito da qui».

Meglio il calcio o l’hockey?

«Prima di tutto è importante fare alcune distinzioni: per quanto riguarda l’arbitrare è molto più facile pensare a una partita di calcio, dove ci sono 22 giocatori a piedi con una palla; nell’hockey hai 10 giocatori in un campo che è 40×20, tutti sui pattini, coi bastoni e c’è una pallina. Però l’hockey è qualcosa di meraviglioso da vedere, dal vivo, praticare questo sport è difficile perché devi prima di tutto saper usare i pattini, c’è una componente in più. Purtroppo l’hockey non ha i mezzi del calcio e quindi non è un sport televisivo, ma se dovessi portare qualcuno a vedere una partita, lo porterei all’hockey».

Il suo momento più bello?

«Ne citerei due. Il mio esordio in serie A1, il 16 gennaio 2007 a Follonica, una squadra allora di immancabili con i fratelli Michielon, Marietti. L’apice è però stata l’ultima finale di Coppa dei campioni: alle final four sono arrivate davvero le migliori, Barcellona, Benfica, Porto e Lisbona. E’ stato uno spettacolo».

Ora lo sport è fermo: cosa ne pensa di tutto ciò?

«Da sportivo la vivo male, pratico sport, gioco a golf e per me il sabato e la domenica sono valvole di sfogo, pensare che domani e dopo non ci potrò andare mi dispiace. Detto questo credo che la scelta di fermare tutto lo sport sia doverosa, lo sport non può prescindere dalla vita di tutti i giorni, spero che gli altri paesi europei capiscano e con senno possano attuare le misure ora adottate in Italia».

Quando tutto tornerà normale da dove si riprenderà?

«In programma c’era la Coppa Italia a Lodi a fine febbraio, poi era la fase calda del campionato, poi la Coppa Uefa e l’Eurolega. Vedremo come si evolverà la situazione, ipotizzarlo oggi è troppo presto».

 

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