Novara, dieci anni dopo: cosa resta della serie A?

Il 12 giugno 2011 il club festeggiava il ritorno nella massima serie, oggi è in serie C ma punta al rilancio

Passeranno gli anni ma per tante generazioni di novaresi, il 12 giugno resterà una data cerchiata in rosso sul calendario: 10 anni fa esatti, infatti, il Novara Calcio ritrovava la serie A a 55 anni di distanza dall’ultima volta. Merito del grandissimo lavoro svolto dal duo De Salvo (patron) – Tesser (allenatore) che tra il 2009 e il 2011 regalarono alla città il biennio più bello della storia moderna del calcio novarese. Prima il ritorno in B a 33 anni dall’ultima apparizione, poi il 12 giugno 2011 la vittoria per 2-0 nella finale di ritorno dei playoff promozione di serie B, che di fatto valse la serie A e una notte di festa grande per tutta la città.

Dopo una stagione di altissimo livello e il brivido nella semifinale con la Reggina (con il gran gol di Rigoni arrivato a tempo scaduto a salvare gli azzurri dall’eliminazione-beffa), la fiducia era palpabile, tanto più che nella gara d’andata il Novara era uscita indenne dalla trasferta di Padova. In un Piola al limite del sold-out, poi, la partita perfetta degli azzurri, complice l’espulsione di Cesar in avvio di match e la successiva sostituzione dello spauracchio El Shaarawy da parte del tecnico Dal Canto. Gonzalez su punizione, l’uomo della Provvidenza Rigoni nella ripresa: 2 gol per riportare il Novara in A e far sognare tutta la città.

Eppure, vista dieci anni dopo, quella serata che poteva sancire l’inizio di un percorso in linea con la storia e il blasone del club, ha rappresentato invece la fine di un ciclo vincente. Lo smembramento di buona parte del gruppo, la campagna acquisti fallimentare del d.s. Pederzoli e le decisioni per nulla azzeccate sul cambio in corsa di allenatore e sul mercato di gennaio riportarono il Novara a una pronta retrocessione e soprattutto a dover ancora rifondare, senza poter dare una reale continuità al progetto tecnico.

Da allora, due retrocessioni in C: la prima (2014) prontamente “vendicata” nella stagione successiva e la seconda (2018) che ha sancito, di fatto, la rottura tra la famiglia De Salvo e la città, con il patron che ha passato poi la mano nel dicembre 2019 alla famiglia Rullo. Negli ultimi anno il profondo ridimensionamento del settore giovanile (e degli investimenti sulla prima squadra) hanno portato così Novara a rivedere ampiamente al ribasso le proprie ambizioni, nonostante il lavoro più che discreto portato avanti da Banchieri nell’ultimo biennio.

Della squadra di 10 anni fa, al netto di tanti dipendenti ormai “storici” del club, gli unici superstiti sono Pablo Gonzalez (rientrato in azzurro altre due volte e diventato una delle bandiere del club, anche se ora potrebbe appendere le scarpette al chiodo) e Marco Rigoni (guarda caso, i due marcatori della finalissima), che da anni ormai riveste importanti ruoli dirigenziali per il club.

Il presente è in costante divenire, con un campionato di serie C da programmare con la consapevolezza che la proprietà appena insediatasi (a capo della mini-cordata c’è Pavanati, che ha rilevato le quote di Rullo, l’80%) non farà follie, pur ambendo a costruire qualcosa di importante. Il futuro, invece, è tutto da scrivere. Con la speranza che non serva aspettare altro mezzo secolo per vivere gioie come quella del 12 giugno 2011…

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Novara, dieci anni dopo: cosa resta della serie A?

Il 12 giugno 2011 il club festeggiava il ritorno nella massima serie, oggi è in serie C ma punta al rilancio

Passeranno gli anni ma per tante generazioni di novaresi, il 12 giugno resterà una data cerchiata in rosso sul calendario: 10 anni fa esatti, infatti, il Novara Calcio ritrovava la serie A a 55 anni di distanza dall’ultima volta. Merito del grandissimo lavoro svolto dal duo De Salvo (patron) – Tesser (allenatore) che tra il 2009 e il 2011 regalarono alla città il biennio più bello della storia moderna del calcio novarese. Prima il ritorno in B a 33 anni dall’ultima apparizione, poi il 12 giugno 2011 la vittoria per 2-0 nella finale di ritorno dei playoff promozione di serie B, che di fatto valse la serie A e una notte di festa grande per tutta la città.

Dopo una stagione di altissimo livello e il brivido nella semifinale con la Reggina (con il gran gol di Rigoni arrivato a tempo scaduto a salvare gli azzurri dall’eliminazione-beffa), la fiducia era palpabile, tanto più che nella gara d’andata il Novara era uscita indenne dalla trasferta di Padova. In un Piola al limite del sold-out, poi, la partita perfetta degli azzurri, complice l’espulsione di Cesar in avvio di match e la successiva sostituzione dello spauracchio El Shaarawy da parte del tecnico Dal Canto. Gonzalez su punizione, l’uomo della Provvidenza Rigoni nella ripresa: 2 gol per riportare il Novara in A e far sognare tutta la città.

Eppure, vista dieci anni dopo, quella serata che poteva sancire l’inizio di un percorso in linea con la storia e il blasone del club, ha rappresentato invece la fine di un ciclo vincente. Lo smembramento di buona parte del gruppo, la campagna acquisti fallimentare del d.s. Pederzoli e le decisioni per nulla azzeccate sul cambio in corsa di allenatore e sul mercato di gennaio riportarono il Novara a una pronta retrocessione e soprattutto a dover ancora rifondare, senza poter dare una reale continuità al progetto tecnico.

Da allora, due retrocessioni in C: la prima (2014) prontamente “vendicata” nella stagione successiva e la seconda (2018) che ha sancito, di fatto, la rottura tra la famiglia De Salvo e la città, con il patron che ha passato poi la mano nel dicembre 2019 alla famiglia Rullo. Negli ultimi anno il profondo ridimensionamento del settore giovanile (e degli investimenti sulla prima squadra) hanno portato così Novara a rivedere ampiamente al ribasso le proprie ambizioni, nonostante il lavoro più che discreto portato avanti da Banchieri nell’ultimo biennio.

Della squadra di 10 anni fa, al netto di tanti dipendenti ormai “storici” del club, gli unici superstiti sono Pablo Gonzalez (rientrato in azzurro altre due volte e diventato una delle bandiere del club, anche se ora potrebbe appendere le scarpette al chiodo) e Marco Rigoni (guarda caso, i due marcatori della finalissima), che da anni ormai riveste importanti ruoli dirigenziali per il club.

Il presente è in costante divenire, con un campionato di serie C da programmare con la consapevolezza che la proprietà appena insediatasi (a capo della mini-cordata c’è Pavanati, che ha rilevato le quote di Rullo, l’80%) non farà follie, pur ambendo a costruire qualcosa di importante. Il futuro, invece, è tutto da scrivere. Con la speranza che non serva aspettare altro mezzo secolo per vivere gioie come quella del 12 giugno 2011…

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