Novara, i perché di una crisi inaspettata: azzurri undicesimi in classifica

Per rendere l’idea di quanto possa essere complicata la situazione del Novara Calcio, in piena crisi di identità, gioco e risultati, basterebbe citare il fatto più concreto in essere: finisse oggi il campionato gli azzurri sarebbero fuori dai Playoff promozione, all’undicesimo posto in classifica. Se si volesse alzare ulteriormente l’indice di delusione, si potrebbe semplicemente segnalare che tre delle formazioni che in graduatoria si trovano direttamente alle spalle degli uomini di Marcolini, abbiano due (Juventus Under 23 e Pergolettese) o addirittura tre (Como) partite da recuperare. Tradotto in termini pratici, l’attuale undicesimo posto del Novara è in realtà più simile a un quattordicesimo posto e la zona “rossa” (intesa come zona Playout-retrocessione, in tempi di Covid-19 diventa d’obbligo fare un distinguo) dista potenzialmente un paio di punti.

Un disastro, per quanto ancora rimediabile, per una formazione che meno di un mese fa, al 25 di ottobre, prima di subire il pari a 15’ dalla fine della Carrarese, di fatto, era in vetta alla classifica. Cosa sia successo poi, è un mix di errori figli di casualità e improvvisazione. Innanzitutto è più che lecito pensare che il braccio di ferro tra la società e il tecnico Banchieri (culminato all’esonero, tre partite fa) abbia minato le sicurezze di un gruppo che fino a quel momento, fatta eccezione per la partita di esordio a Vercelli (figlia più degli errori di un mercato chiuso “last minute” e non impostato nel segno di una sana programmazione, che non di demeriti di tecnico e squadra), non aveva mai demeritato. Nemmeno nella passata stagione, affrontata con una formazione con molte meno pretese eppure allestita in maniera intelligente e concreta dall’allora d.s. Moreno Zebi.

Difficile, poi, dare al nuovo tecnico Marcolini colpe che vadano oltre un paio di sostituzioni al limite dell’inspiegabile, perché i problemi palesatisi a partire da quel match con la Carrarese sono gli stessi e sono evidenti e ben rintracciabili. Al centrocampo mancano alternative, in attacco mancano i gol (in questo momento risulta impietoso il confronto tra Bortolussi, 8 gol fatti, ceduto al Cesena e il “bomber” chiamato a sostituirlo: per Zigoni un solo gol e tanti errori sotto porta). Se a questo quadro si aggiunge una difesa che ha subito una media di 1,5 gol a partita ecco che diventa palese come sarebbe sbagliato e superficiale considerare la crisi del Novara casuale e transitoria.

Certo, il club ha pagato un dazio fin qui molto significativo all’emergenza Covid-19, con sette atleti contagiati (di ieri la notizia del tampone negativo che rimanda in campo Gonzalez, Schiavi e Hrkac) di cui alcuni fondamentali per il gioco azzurro (l’assenza di Panico è a suo modo forse la più pesante). Certo, alcuni giocatori (su tutti Mbaye, che potrà dare un grande apporto alla causa) sono in ritardo di condizione. Certo, ci si è messa anche la sfortuna e la casualità. Però i fatti dicono che il Novara a oggi abbia meritato, bene o male, i punti che ha fin qui conquistato. Che nello scenario peggiore ipotizzabile potrebbero significare anche un gap di 12 punti dal primato (qualora la Pro Vercelli vincesse i due recuperi). Tanti, considerato che non si è ancora a un terzo di stagione… per fortuna degli azzurri non ancora “troppi” da non poter essere recuperati. L’equilibrio di un girone fin qui senza padroni, potrebbe favorire una rimonta del Novara. A patto, ovviamente, che non si perda altro tempo.

In tale ottica il ritiro punitivo in preparazione alla partita di Piacenza (in cui un eventuale risultato negativo non solo minerebbe in maniera significativa ogni speranza di promozione diretta ma di fatto avvicinerebbe in maniera pericolosissima il Novara alla zona retrocessione) è un tentativo del club volto a serrare i ranghi e a ritrovare unità di intenti. Basterà? Sabato pomeriggio si capirà se la strada intrapresa possa dare i frutti sperati o meno.

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Novara, i perché di una crisi inaspettata: azzurri undicesimi in classifica

Per rendere l’idea di quanto possa essere complicata la situazione del Novara Calcio, in piena crisi di identità, gioco e risultati, basterebbe citare il fatto più concreto in essere: finisse oggi il campionato gli azzurri sarebbero fuori dai Playoff promozione, all’undicesimo posto in classifica. Se si volesse alzare ulteriormente l’indice di delusione, si potrebbe semplicemente segnalare che tre delle formazioni che in graduatoria si trovano direttamente alle spalle degli uomini di Marcolini, abbiano due (Juventus Under 23 e Pergolettese) o addirittura tre (Como) partite da recuperare. Tradotto in termini pratici, l’attuale undicesimo posto del Novara è in realtà più simile a un quattordicesimo posto e la zona “rossa” (intesa come zona Playout-retrocessione, in tempi di Covid-19 diventa d’obbligo fare un distinguo) dista potenzialmente un paio di punti.

Un disastro, per quanto ancora rimediabile, per una formazione che meno di un mese fa, al 25 di ottobre, prima di subire il pari a 15’ dalla fine della Carrarese, di fatto, era in vetta alla classifica. Cosa sia successo poi, è un mix di errori figli di casualità e improvvisazione. Innanzitutto è più che lecito pensare che il braccio di ferro tra la società e il tecnico Banchieri (culminato all’esonero, tre partite fa) abbia minato le sicurezze di un gruppo che fino a quel momento, fatta eccezione per la partita di esordio a Vercelli (figlia più degli errori di un mercato chiuso “last minute” e non impostato nel segno di una sana programmazione, che non di demeriti di tecnico e squadra), non aveva mai demeritato. Nemmeno nella passata stagione, affrontata con una formazione con molte meno pretese eppure allestita in maniera intelligente e concreta dall’allora d.s. Moreno Zebi.

Difficile, poi, dare al nuovo tecnico Marcolini colpe che vadano oltre un paio di sostituzioni al limite dell’inspiegabile, perché i problemi palesatisi a partire da quel match con la Carrarese sono gli stessi e sono evidenti e ben rintracciabili. Al centrocampo mancano alternative, in attacco mancano i gol (in questo momento risulta impietoso il confronto tra Bortolussi, 8 gol fatti, ceduto al Cesena e il “bomber” chiamato a sostituirlo: per Zigoni un solo gol e tanti errori sotto porta). Se a questo quadro si aggiunge una difesa che ha subito una media di 1,5 gol a partita ecco che diventa palese come sarebbe sbagliato e superficiale considerare la crisi del Novara casuale e transitoria.

Certo, il club ha pagato un dazio fin qui molto significativo all’emergenza Covid-19, con sette atleti contagiati (di ieri la notizia del tampone negativo che rimanda in campo Gonzalez, Schiavi e Hrkac) di cui alcuni fondamentali per il gioco azzurro (l’assenza di Panico è a suo modo forse la più pesante). Certo, alcuni giocatori (su tutti Mbaye, che potrà dare un grande apporto alla causa) sono in ritardo di condizione. Certo, ci si è messa anche la sfortuna e la casualità. Però i fatti dicono che il Novara a oggi abbia meritato, bene o male, i punti che ha fin qui conquistato. Che nello scenario peggiore ipotizzabile potrebbero significare anche un gap di 12 punti dal primato (qualora la Pro Vercelli vincesse i due recuperi). Tanti, considerato che non si è ancora a un terzo di stagione… per fortuna degli azzurri non ancora “troppi” da non poter essere recuperati. L’equilibrio di un girone fin qui senza padroni, potrebbe favorire una rimonta del Novara. A patto, ovviamente, che non si perda altro tempo.

In tale ottica il ritiro punitivo in preparazione alla partita di Piacenza (in cui un eventuale risultato negativo non solo minerebbe in maniera significativa ogni speranza di promozione diretta ma di fatto avvicinerebbe in maniera pericolosissima il Novara alla zona retrocessione) è un tentativo del club volto a serrare i ranghi e a ritrovare unità di intenti. Basterà? Sabato pomeriggio si capirà se la strada intrapresa possa dare i frutti sperati o meno.

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