Nove anni fa esatti, la Novara calcistica si preparava a vivere la partita più importante dell’ultimo mezzo secolo abbondante: la finale di ritorno dei Playoff promozione della serie B. Un traguardo tagliato dopo una stagione da sogno, che vide gli azzurri guardare tutti dall’alto in basso per dodici giornate, di cui undici consecutive, attestandosi rapidamente quale squadra rivelazione di un campionato che vedeva ai nastri di partenza formazioni di categoria superiore, come Atalanta e Siena.
Tornando alla finalissima, il match nacque sotto i migliori auspici grazie all’ottimo pareggio esterno conquistato dagli azzurri nella gara d’andata e tramutatosi ben presto in vero e proprio trionfo. Complice l’espulsione di Cesar al 14’ e la sciagurata decisione del tecnico biancorosso Dal Canto, che sacrificò il proprio fuoriclasse El Shaarawy per ristabilire l’assetto difensivo. Una decisione prontamente punita da Gonzalez al 16’, con il Novara che chiuderà poi nella ripresa, al 70’, con Marco Rigoni la pratica, dopo una partita di profonda intelligenza tattica.
Fu il preludio a una notte tanto pazza quanto magica, con tutta Novara pronta a celebrare in piazza l’impresa di Attilio Tesser e dei suoi azzurri. Una festa che arrivava appena dodici mesi dopo quella per la serie B ritrovata e che proiettava il Novara della famiglia De Salvo nell’Olimpo del calcio italiano. Nove anni, nel mondo dello sport, sono un’eternità ma fa comunque strano ricordare oggi quell’evento considerando gli eventi dell’ultimo biennio: la fine dell’era De Salvo e, prima ancora, il ritorno al “calcio di provincia” del club azzurro. Il trait-d’union tra il Novara che fu e quello che oggi è (e che – con ogni probabilità – sarà) è l’attaccante argentino Pablo Andres Gonzalez: arrivato a Novara da sconosciuto nell’annata precedente, fu tra i leader e trascinatori della squadra così come lo è ancora oggi, dopo due brevi parentesi lontano dall’azzurro. Con lui, tra i “superstiti” vanno annoverati, sebbene senza più scarpini ai piedi, anche Mavillo Gheller (l’allora terzino azzurro è oggi apprezzatissimo tecnico del vivaio novarese) e Marco Rigoni (che a fine carriera ha intrapreso l’attività di brand manager del club e che presto potrebbe diventarne il coordinatore del settore giovanile).
Nove anni dopo la grande “sbornia” della conquista della serie A, permane l’amarezza per come quella stagione fu affrontata dal club, arrivato forse un po’ “acerbo” all’appuntamento. Così, dopo una campagna acquisti estiva che partì col peccato originale di distruggere il vero punto di forza della squadra, il gruppo solido e compatto agli ordini di Attilio Tesser, e che vide qualche “buco” di troppo soprattutto nel reparto offensivo, il Novara pur lottando tornò rapidamente nella serie cadetta per altro senza aver posto le basi per un nuovo ciclo. Cosa che verrà fatta solo nei mesi successivi, con il lavoro del neo d.s. Cristiano Giaretta i cui frutti si sono visti a lungo (tanti i giovani scoperti e lanciati che hanno “finanziato” l’attività societaria, sostenendo l’impegno serio e costante della famiglia De Salvo).
A proposito di nuovo ciclo, il 18 giugno il Novara svelerà le proprie “carte” per il futuro prossimo. In attesa di provare a regalare alla città un’altra notte da sogno, con i Playoff promozione per la serie B che partiranno il 1 luglio, il d.s. Orlando Urbano e la proprietà ufficializzeranno nomi e progetti per la prossima stagione. La prima a tutti gli effetti dell’era Rullo. Oggi, come nove anni fa, l’errore da non commettere è quello di disfare un gruppo che si è fatto apprezzare e che forse è andato a lungo anche oltre le proprie possibilità.