«Ogni volta lo stesso obiettivo: vincere e niente altro»

Succede che quando sei bambino ti capita di trascorrere i tuoi pomeriggi a casa, dove hai un bel giardino, hai anche la bicicletta, e così decidi di fare qualche giro, per gioco. Succede anche che quel gioco diventa così bello che poco per volta diventa una passione che può darti soddisfazione infinite.

Londra 2016, Alpedoorn 2018, Pruskow 2019, Berlino 2020: tutti e quattro questi Mondiali su pista nell’inseguimento individuali portano la firma di Filippo Ganna (team Ineos). Appena una settimana fa il 23enne di Vignone, località del Verbanese, ha centrato il quarto oro mondiale, battendo, a Berlino appunto, lo statunitense Ashton Lambie con il tempo di 4’03’’875. E nelle qualificazioni ha anche segnato il nuovo record mondiale: 4’01’’934. Tutto questo succedeva il 28 febbraio, il 27 non è stato poi male: proprio Ganna, insieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan, ha conquistato il bronzo nell’inseguimento a squadre con il tempo di 3’47’’511.

Quarto titolo, cosa significa per te?

«Ogni volta che mi schiero l’obiettivo è sempre quello: vincere, e niente altro». 

Come ci si sente a gareggiare sapendo di essere fra i più forti in assoluto?

«A volte è stimolante, quando poi gareggi con altri atleti forti allora la vittoria ti dà ancora più soddisfazione. Pressione? Non tanta. Ne avevo parecchio il secondo anno, da giovanissimo. Poi ho imparato che non mi devo logorare e tutto ciò che ho lo devo trasformare in adrenalina».

Difficile ora chiederti i prossimi impegni…

«Per un mesetto per i motivi che tutti sappiamo siamo fermi, speriamo di tornare presto a gareggiare».

Tokyo 2020: nel mirino c’è….

«Puntiamo al quartetto, è la specialità su cui ci siamo preparati finora e continueremo fino a che non saremo lì, sempre che si terrà la manifestazione, – dice sorridendo – scherzi a parte, le sensazioni sono buone, vogliamo fare bene. A Rio eravamo arrivato all’ultimo momento per un ripescaggio e questo non ci era piaciuto molto».

Come hai iniziato a praticare questo sport?

«Per gioco, rovinano un po’ troppo il prato a mio padre, così ha deciso di provare a fare pedalare su strada e poco alla volta è iniziata tutta la trafila di team».

Cosa vuoi fare da grande? 

«Dire questo, una volta che finirò di gareggiare, non so, magari… l’astronauta!».

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«Ogni volta lo stesso obiettivo: vincere e niente altro»

Succede che quando sei bambino ti capita di trascorrere i tuoi pomeriggi a casa, dove hai un bel giardino, hai anche la bicicletta, e così decidi di fare qualche giro, per gioco. Succede anche che quel gioco diventa così bello che poco per volta diventa una passione che può darti soddisfazione infinite.

Londra 2016, Alpedoorn 2018, Pruskow 2019, Berlino 2020: tutti e quattro questi Mondiali su pista nell’inseguimento individuali portano la firma di Filippo Ganna (team Ineos). Appena una settimana fa il 23enne di Vignone, località del Verbanese, ha centrato il quarto oro mondiale, battendo, a Berlino appunto, lo statunitense Ashton Lambie con il tempo di 4’03’’875. E nelle qualificazioni ha anche segnato il nuovo record mondiale: 4’01’’934. Tutto questo succedeva il 28 febbraio, il 27 non è stato poi male: proprio Ganna, insieme a Simone Consonni, Francesco Lamon e Jonathan Milan, ha conquistato il bronzo nell’inseguimento a squadre con il tempo di 3’47’’511.

Quarto titolo, cosa significa per te?

«Ogni volta che mi schiero l’obiettivo è sempre quello: vincere, e niente altro». 

Come ci si sente a gareggiare sapendo di essere fra i più forti in assoluto?

«A volte è stimolante, quando poi gareggi con altri atleti forti allora la vittoria ti dà ancora più soddisfazione. Pressione? Non tanta. Ne avevo parecchio il secondo anno, da giovanissimo. Poi ho imparato che non mi devo logorare e tutto ciò che ho lo devo trasformare in adrenalina».

Difficile ora chiederti i prossimi impegni...

«Per un mesetto per i motivi che tutti sappiamo siamo fermi, speriamo di tornare presto a gareggiare».

Tokyo 2020: nel mirino c’è....

«Puntiamo al quartetto, è la specialità su cui ci siamo preparati finora e continueremo fino a che non saremo lì, sempre che si terrà la manifestazione, - dice sorridendo – scherzi a parte, le sensazioni sono buone, vogliamo fare bene. A Rio eravamo arrivato all’ultimo momento per un ripescaggio e questo non ci era piaciuto molto».

Come hai iniziato a praticare questo sport?

«Per gioco, rovinano un po’ troppo il prato a mio padre, così ha deciso di provare a fare pedalare su strada e poco alla volta è iniziata tutta la trafila di team».

Cosa vuoi fare da grande? 

«Dire questo, una volta che finirò di gareggiare, non so, magari... l’astronauta!».

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