Per il volley sarà un anno zero?

Per il volley sarà un anno zero? Il punto interrogativo è d’obbligo ma l’ipotesi che per la pallavolo italiana, sia maschile sia femminile, la prossima stagione possa costituire un vero e proprio “anno zero”. Per intenderci, la Superlega maschile vede i suoi top club uniti da un vero e proprio “patto di non belligeranza” che consentirà loro di ritrattare i contratti più onerosi con gli atleti di riferimento, senza temere di “entrate a piedi uniti” da parte dei competitor. Il tutto con la finalità ultima di contenere i costi futuri, dopo anni in cui il budget è salito a dismisura… ben oltre la sostenibilità di uno sport che ha dato e continua a dare grande lustro all’Italia in termini di risultati ma non ha ancora la struttura e gli introiti né del calcio né del basket. Tra le altre, è probabile qualche defezione, soprattutto tra serie A2 e serie A3, e qualche ridimensionamento in termini di investimenti tra le “piccole”.

 

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Più variegata la situazione nella pallavolo femminile, già storicamente e strutturalmente meno solida e compatta. Dei cinque top club, tre (Busto Arsizio, Novara e Scandicci) hanno tenuto la barra del timone salda e hanno affrontato compatte con la stragrande maggioranza degli altri club l’emergenza, pianificando al contempo un futuro fatto di concretezza, investimenti oculati (lo dimostrano le voci di mercato e i movimenti messi a segno dai club, a onor del vero già negli scorsi mesi) e maggior sostenibilità. Diversa la situazione delle altre due big del campionato: Conegliano fa da anni corsa a sé con un budget cui tengono testa solo i “paperoni” turchi e russi (più, fuori dal continente, realtà dell’estremo oriente) e a fronte di una probabile crisi economica nazionale, non sembra affatto pronta a un ridimensionamento; Monza, altra oltranzista del “si torni in campo”, insegue ancora con investimenti pesanti un salto di qualità che manca da anni, nonostante i ripetuti tentativi di imporsi tra le “grandi”.

E dietro? Questa è la vera, decisiva, domanda. Al momento, tra le altre squadre del campionato, si muovono in maniera “vivace” Chieri e Firenze. Le altre, e parliamo del 50% delle aventi diritto all’iscrizione, mantengono una posizione di attesa più o meno totale e, in alcuni casi, non troppo rassicurante. La prospettiva che il campionato che la Lega Volley avrebbe addirittura voluto a 16 squadre (niente retrocessioni, sì alle promozioni dalla A2 – decisione poi rivista dalla Fipav) possa tornare alla soglia delle 12 squadre (e non è detto che per il movimento sia un passo indietro… visto il calendario internazionale intasato) è concreta. Chi potrebbe esserci in ogni caso, al via, è Caserta: il club campano, fanalino di coda al momento dello “stop” forzato, è pronto a trasferirsi a Napoli e a ripartire dalla metropoli campana. Ancora più grattacapi potrebbe generare la serie A2: il modello a 20 squadre difficilmente sarà replicabile e diverse defezioni potrebbero riportare la categoria al girone unico.

Intanto, è attesa entro fine mese una decisione della CEV, la federazione europea, sulla chiusura anticipata o meno delle coppe europee. Alcuni club, soprattutto del maschile, vorrebbero concludere le coppe a settembre ma la prospettiva di giocare l’atto finale delle competizioni internazionali con roster diversi da quelli con cui è stata affrontata tutta la prima parte, andrebbe contro ogni logica. Intanto è già stato diramato il ranking internazionale per l’accesso alle Coppe Europee 2020-2021 (Novara dovrebbe fare ancora la Champions League), indizio che si chiuderà la stagione senza assegnare i titoli continentali? Tra pochi giorni il futuro dovrebbe essere svelato.

 

 

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Per il volley sarà un anno zero?

Per il volley sarà un anno zero? Il punto interrogativo è d’obbligo ma l’ipotesi che per la pallavolo italiana, sia maschile sia femminile, la prossima stagione possa costituire un vero e proprio “anno zero”. Per intenderci, la Superlega maschile vede i suoi top club uniti da un vero e proprio “patto di non belligeranza” che consentirà loro di ritrattare i contratti più onerosi con gli atleti di riferimento, senza temere di “entrate a piedi uniti” da parte dei competitor. Il tutto con la finalità ultima di contenere i costi futuri, dopo anni in cui il budget è salito a dismisura… ben oltre la sostenibilità di uno sport che ha dato e continua a dare grande lustro all’Italia in termini di risultati ma non ha ancora la struttura e gli introiti né del calcio né del basket. Tra le altre, è probabile qualche defezione, soprattutto tra serie A2 e serie A3, e qualche ridimensionamento in termini di investimenti tra le “piccole”.

 

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Più variegata la situazione nella pallavolo femminile, già storicamente e strutturalmente meno solida e compatta. Dei cinque top club, tre (Busto Arsizio, Novara e Scandicci) hanno tenuto la barra del timone salda e hanno affrontato compatte con la stragrande maggioranza degli altri club l’emergenza, pianificando al contempo un futuro fatto di concretezza, investimenti oculati (lo dimostrano le voci di mercato e i movimenti messi a segno dai club, a onor del vero già negli scorsi mesi) e maggior sostenibilità. Diversa la situazione delle altre due big del campionato: Conegliano fa da anni corsa a sé con un budget cui tengono testa solo i “paperoni” turchi e russi (più, fuori dal continente, realtà dell’estremo oriente) e a fronte di una probabile crisi economica nazionale, non sembra affatto pronta a un ridimensionamento; Monza, altra oltranzista del “si torni in campo”, insegue ancora con investimenti pesanti un salto di qualità che manca da anni, nonostante i ripetuti tentativi di imporsi tra le “grandi”.

E dietro? Questa è la vera, decisiva, domanda. Al momento, tra le altre squadre del campionato, si muovono in maniera “vivace” Chieri e Firenze. Le altre, e parliamo del 50% delle aventi diritto all’iscrizione, mantengono una posizione di attesa più o meno totale e, in alcuni casi, non troppo rassicurante. La prospettiva che il campionato che la Lega Volley avrebbe addirittura voluto a 16 squadre (niente retrocessioni, sì alle promozioni dalla A2 – decisione poi rivista dalla Fipav) possa tornare alla soglia delle 12 squadre (e non è detto che per il movimento sia un passo indietro… visto il calendario internazionale intasato) è concreta. Chi potrebbe esserci in ogni caso, al via, è Caserta: il club campano, fanalino di coda al momento dello “stop” forzato, è pronto a trasferirsi a Napoli e a ripartire dalla metropoli campana. Ancora più grattacapi potrebbe generare la serie A2: il modello a 20 squadre difficilmente sarà replicabile e diverse defezioni potrebbero riportare la categoria al girone unico.

Intanto, è attesa entro fine mese una decisione della CEV, la federazione europea, sulla chiusura anticipata o meno delle coppe europee. Alcuni club, soprattutto del maschile, vorrebbero concludere le coppe a settembre ma la prospettiva di giocare l’atto finale delle competizioni internazionali con roster diversi da quelli con cui è stata affrontata tutta la prima parte, andrebbe contro ogni logica. Intanto è già stato diramato il ranking internazionale per l’accesso alle Coppe Europee 2020-2021 (Novara dovrebbe fare ancora la Champions League), indizio che si chiuderà la stagione senza assegnare i titoli continentali? Tra pochi giorni il futuro dovrebbe essere svelato.

 

 

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