Quando Paolo Rossi venne “scartato” dal Novara…

Paolo Rossi? E chi è? Questo si saranno forse chiesti il presidente del Novara Calcio Santino Tarantola e i suoi collaboratori nell’estate del 1976 di fronte alla possibilità di avere in prestito dalla Juventus (l’offerta sarebbe giunta dallo stesso massimo dirigente bianconero, il barenghese Giampiero Boniperti) un giovane attaccante toscano non ancora ventenne dal nome facile, ma anche per questo piuttosto anonimo: Paolo Rossi. Sì, perché le strade del futuro campione del mondo, scomparso ieri a 64 anni, e quelle del Novara avrebbero potuto incrociarsi in quella calda estate degli anni ‘7’0. Ma la storia andò diversamente…

Il diretto interessato aveva completato la sua trafila giovanile in maglia juventina, arrivando a giocare anche qualche gara di Coppa Italia con la prima squadra tra il 1974 e il ’75. Abbastanza per mettersi in luce, non solo nella “Primavera”, ma non a sufficienza per ritagliarsi uno spazio fra i “grandi”, chiuso dai vari Anastasi, Bettega, Damiani, Gori e Altafini.

 

 

Così per il campionato 1975-’76 viene prestato al neopromosso Como affidato a Osvaldo Bagnoli, dal quale la società bianconera aveva nel frattempo prelevato un altro futuro campione del mondo, Marco Tardelli. La stagione non è fortunata: Rossi trova spazio nell’album delle figurine “Panini” ma poco in campo: disputa una manciata di gare senza mai andare a segno, anche perché (dicono gli addetti ai lavori) tormentato da una serie di interventi ai menischi al quale è stato sottoposto in quegli anni.

I lariani tornano repentinamente in serie B e Rossi alla Juventus, ma non è ancora arrivato il suo momento. Nonostante le partenze di Anastasi (andato all’Inter nel famoso “scambio” con Boninsegna), Damiani e Altafini, i dirigenti bianconeri propendono per un nuovo prestito, magari a una squadra di serie B. E’ a questo punto che fra le varie opzioni viene considerato anche il Novara. L’ambiente è buono, la società ambiziosa. Nel torneo precedente, fra i “cadetti”, è stata fra le protagoniste, lottando sino alla fine per la promozione. Questo sino alla… “fatal Catanzaro”. All’ombra della Cupola ha disputato un buon campionato Alberto Marchetti, centrocampista aretino anche lui prestato dalla Juventus e prontamente richiamato alla “base”. Ci sono tutte le condizioni affinché l’affare possa andare in porto, non solo per i buoni rapporti fra i due club. Invece al Novara non sono molto convinti. Paolo Rossi, è magrolino, fragile, con le ginocchia di cristallo… Tarantola, ogni anno impegnato a cercare di rinforzare la squadra tenendo prima di tutto gli occhi sul bilancio, ha già sacrificato Ennio Fiaschi (andato al Verona in cambio di Sergio Vriz), preferisce confermare un altro toscano, il pisano Claudio Piccinetti e prelevare dal Lecco (ma di proprietà Inter) Giuseppe Giavardi.

L’affare sfuma e Rossi prepara i bagagli per Vicenza, dove è atteso a una svolta per la sua carriera. Scherzi del destino. In Veneto avrebbe dovuto giocare ala destra, perché il centravanti titolare era Alessandro Vitali. Lo stesso Vitali, in disaccordo con la società, abbandona il ritiro estivo e il calcio professionistico. Lo sfortunato attaccante troverà poi addirittura la morte l’anno successivo in un incidente stradale.

Gianbattista Fabbri, tecnico vicentino, punta allora tutte le sue fiches su questo semisconosciuto (all’epoca il calcio era tuttaltro che mediatico) Paolo Rossi e vince la scommessa. Il giocatore diventa protagonista, segna con facilità, anche il 19 dicembre 1976, quando realizza uno dei due gol con il quale il Lanerossi fa cadere l’imbattibilità del Comunale di viale Kennedy. Altro scherzo del destino. Le strade del Novara e di Paolo Rossi non si incroceranno più. Al termine di quella stagione il Vicenza salirà in A con Rossi capocannoniere del torneo, mentre gli azzurri giungeranno ultimi, scendendo in quella “melma” della serie C, dalla quale riusciranno a riemergere solo più di tre decenni dopo…

La storia avrebbe potuto cambiare il suo corso se i dirigenti novaresi avessero detto sì all’iniziale offerta di Boniperti? Impossibile dare una risposta. Consoliamoci con il fatto che per tutti gli italiani, Paolo Rossi avrebbe, nella magica estate del 1982, unito le fedi calcistiche della Penisola per diventare unicamente “Pablito Mundial”.

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Quando Paolo Rossi venne “scartato” dal Novara…

Paolo Rossi? E chi è? Questo si saranno forse chiesti il presidente del Novara Calcio Santino Tarantola e i suoi collaboratori nell’estate del 1976 di fronte alla possibilità di avere in prestito dalla Juventus (l’offerta sarebbe giunta dallo stesso massimo dirigente bianconero, il barenghese Giampiero Boniperti) un giovane attaccante toscano non ancora ventenne dal nome facile, ma anche per questo piuttosto anonimo: Paolo Rossi. Sì, perché le strade del futuro campione del mondo, scomparso ieri a 64 anni, e quelle del Novara avrebbero potuto incrociarsi in quella calda estate degli anni ‘7’0. Ma la storia andò diversamente…

Il diretto interessato aveva completato la sua trafila giovanile in maglia juventina, arrivando a giocare anche qualche gara di Coppa Italia con la prima squadra tra il 1974 e il ’75. Abbastanza per mettersi in luce, non solo nella “Primavera”, ma non a sufficienza per ritagliarsi uno spazio fra i “grandi”, chiuso dai vari Anastasi, Bettega, Damiani, Gori e Altafini.

 

 

Così per il campionato 1975-’76 viene prestato al neopromosso Como affidato a Osvaldo Bagnoli, dal quale la società bianconera aveva nel frattempo prelevato un altro futuro campione del mondo, Marco Tardelli. La stagione non è fortunata: Rossi trova spazio nell’album delle figurine “Panini” ma poco in campo: disputa una manciata di gare senza mai andare a segno, anche perché (dicono gli addetti ai lavori) tormentato da una serie di interventi ai menischi al quale è stato sottoposto in quegli anni.

I lariani tornano repentinamente in serie B e Rossi alla Juventus, ma non è ancora arrivato il suo momento. Nonostante le partenze di Anastasi (andato all’Inter nel famoso “scambio” con Boninsegna), Damiani e Altafini, i dirigenti bianconeri propendono per un nuovo prestito, magari a una squadra di serie B. E’ a questo punto che fra le varie opzioni viene considerato anche il Novara. L’ambiente è buono, la società ambiziosa. Nel torneo precedente, fra i “cadetti”, è stata fra le protagoniste, lottando sino alla fine per la promozione. Questo sino alla… “fatal Catanzaro”. All’ombra della Cupola ha disputato un buon campionato Alberto Marchetti, centrocampista aretino anche lui prestato dalla Juventus e prontamente richiamato alla “base”. Ci sono tutte le condizioni affinché l’affare possa andare in porto, non solo per i buoni rapporti fra i due club. Invece al Novara non sono molto convinti. Paolo Rossi, è magrolino, fragile, con le ginocchia di cristallo… Tarantola, ogni anno impegnato a cercare di rinforzare la squadra tenendo prima di tutto gli occhi sul bilancio, ha già sacrificato Ennio Fiaschi (andato al Verona in cambio di Sergio Vriz), preferisce confermare un altro toscano, il pisano Claudio Piccinetti e prelevare dal Lecco (ma di proprietà Inter) Giuseppe Giavardi.

L’affare sfuma e Rossi prepara i bagagli per Vicenza, dove è atteso a una svolta per la sua carriera. Scherzi del destino. In Veneto avrebbe dovuto giocare ala destra, perché il centravanti titolare era Alessandro Vitali. Lo stesso Vitali, in disaccordo con la società, abbandona il ritiro estivo e il calcio professionistico. Lo sfortunato attaccante troverà poi addirittura la morte l’anno successivo in un incidente stradale.

Gianbattista Fabbri, tecnico vicentino, punta allora tutte le sue fiches su questo semisconosciuto (all’epoca il calcio era tuttaltro che mediatico) Paolo Rossi e vince la scommessa. Il giocatore diventa protagonista, segna con facilità, anche il 19 dicembre 1976, quando realizza uno dei due gol con il quale il Lanerossi fa cadere l’imbattibilità del Comunale di viale Kennedy. Altro scherzo del destino. Le strade del Novara e di Paolo Rossi non si incroceranno più. Al termine di quella stagione il Vicenza salirà in A con Rossi capocannoniere del torneo, mentre gli azzurri giungeranno ultimi, scendendo in quella “melma” della serie C, dalla quale riusciranno a riemergere solo più di tre decenni dopo…

La storia avrebbe potuto cambiare il suo corso se i dirigenti novaresi avessero detto sì all’iniziale offerta di Boniperti? Impossibile dare una risposta. Consoliamoci con il fatto che per tutti gli italiani, Paolo Rossi avrebbe, nella magica estate del 1982, unito le fedi calcistiche della Penisola per diventare unicamente “Pablito Mundial”.

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