La “corsa rosa”, una passione che dura da oltre un secolo

La notizia della nascita del Giro d’Italia venne data dalla “Gazzetta dello Sport” il 24 agosto 1908. L’idea era venuta a tre giornalisti, Tullo Morgagni, Eugenio Costamagna e Armando Cougnet. Il primo, forlivese, si era trasferito con la famiglia a Milano sul finire del secolo precedente, iniziando a scrivere per “L’Italia del Popolo”, un quotidiano di tendenza repubblicana. Ma oltre alla cronaca Morgagni è anche appassionato di un ancora pionieristico volo. E’ nel 1904 che, a bordo di un aerostato, conosce Eugenio Costamagna, direttore de “La Gazzetta dello sport”. A breve si concretizza il grande sogno della sua vita, quello di lavorare per un giornale sportivo.

Costamagna, originario di San Michele Mondovì, aveva fondato a Torino nel 1895 il giornale sportivo “La tripletta”, nome che si ispirava a un particolare modello di bicicletta a tre posti, contribuendo poi l’anno successivo alla nascita a Milano della “Gazzetta” (non ancora stampata su carta rosa, ma al momento verde chiaro…), riunendo il precedente foglio alla rivista “Il Ciclista”.

Infine Cougnet, nizzardo di nascita, medico, scrittore, spadaccino e anche lui appassionato di ciclismo. Ma alle sue capacità giornalistiche seppe unire insieme ai colleghi quelli di amministratore e di organizzatore di manifestazioni sportive, in particolare ciclistiche. A loro si devono infatti la nascita delle prima “classiche” come i Giri di Lombardia e Piemonte, Milano – Sanremo e, nell’estate del 1908 appunto, del Giro d’Italia, corsa a tappe sorta come risposta italiana al già popolare Tour de France che aveva visto la luce Oltralpe fin dal 1903.

Con l’annuncio i tre pionieri misero in palio un montepremi di 25 mila lire dell’epoca per quella che pomposamente definirono “una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale”. Il “Giro”, non ancora soprannominato “corsa rosa”, lo sarà più tardi, dopo che all’inizio degli anni ’30 fu proprio Cougnet a pensare di fare vestire di una “maglia rosa” il leader della classifica, debuttò ufficialmente il 13 maggio 1909 da piazzale Loreto con la prima tappa (Milano – Bologna di 397 chilometri) vinta da Dario Beni. A questa prima edizione presero il via 127 corridori tra i migliori dell’epoca e il successo finale andò al varesino Luigi Ganna (nella foto d’epoca), omonimo dell’attuale corridore verbanese Filippo, che il 30 maggio sul traguardo stabilito ancora nel capoluogo lombardo dopo 2.4.48 chilometri, riuscì a precedere Carlo Galetti e Giovanni Rossignoli.

Quella di quel lontano 1909 fu la prima di oltre cento edizioni (l’attuale è la 104) di una manifestazione divenuta una vera e propria classica, seconda per importanza a detta della critica e dei tecnici internazionali, solamente alla “Grande Boucle” francese. Sospesa unicamente in occasione dei due conflitti mondiali, l’emergenza pandemica dello scorso anno l’ha costretta a un inconsueto slittamento autunnale, ma in questo 2021 eccola ritornare, seppure con la partecipazione dei tifosi limitata per ragioni di sicurezza, al suo tradizionale periodo. Pronta come sempre ad entusiasmare appassionati e non.

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Luca Mattioli

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La “corsa rosa”, una passione che dura da oltre un secolo

La notizia della nascita del Giro d’Italia venne data dalla “Gazzetta dello Sport” il 24 agosto 1908. L’idea era venuta a tre giornalisti, Tullo Morgagni, Eugenio Costamagna e Armando Cougnet. Il primo, forlivese, si era trasferito con la famiglia a Milano sul finire del secolo precedente, iniziando a scrivere per “L’Italia del Popolo”, un quotidiano di tendenza repubblicana. Ma oltre alla cronaca Morgagni è anche appassionato di un ancora pionieristico volo. E’ nel 1904 che, a bordo di un aerostato, conosce Eugenio Costamagna, direttore de “La Gazzetta dello sport”. A breve si concretizza il grande sogno della sua vita, quello di lavorare per un giornale sportivo.

Costamagna, originario di San Michele Mondovì, aveva fondato a Torino nel 1895 il giornale sportivo “La tripletta”, nome che si ispirava a un particolare modello di bicicletta a tre posti, contribuendo poi l’anno successivo alla nascita a Milano della “Gazzetta” (non ancora stampata su carta rosa, ma al momento verde chiaro…), riunendo il precedente foglio alla rivista “Il Ciclista”.

Infine Cougnet, nizzardo di nascita, medico, scrittore, spadaccino e anche lui appassionato di ciclismo. Ma alle sue capacità giornalistiche seppe unire insieme ai colleghi quelli di amministratore e di organizzatore di manifestazioni sportive, in particolare ciclistiche. A loro si devono infatti la nascita delle prima “classiche” come i Giri di Lombardia e Piemonte, Milano – Sanremo e, nell’estate del 1908 appunto, del Giro d’Italia, corsa a tappe sorta come risposta italiana al già popolare Tour de France che aveva visto la luce Oltralpe fin dal 1903.

Con l’annuncio i tre pionieri misero in palio un montepremi di 25 mila lire dell’epoca per quella che pomposamente definirono “una delle prove più ambite e maggiori del ciclismo internazionale”. Il “Giro”, non ancora soprannominato “corsa rosa”, lo sarà più tardi, dopo che all’inizio degli anni ’30 fu proprio Cougnet a pensare di fare vestire di una “maglia rosa” il leader della classifica, debuttò ufficialmente il 13 maggio 1909 da piazzale Loreto con la prima tappa (Milano – Bologna di 397 chilometri) vinta da Dario Beni. A questa prima edizione presero il via 127 corridori tra i migliori dell’epoca e il successo finale andò al varesino Luigi Ganna (nella foto d’epoca), omonimo dell’attuale corridore verbanese Filippo, che il 30 maggio sul traguardo stabilito ancora nel capoluogo lombardo dopo 2.4.48 chilometri, riuscì a precedere Carlo Galetti e Giovanni Rossignoli.

Quella di quel lontano 1909 fu la prima di oltre cento edizioni (l’attuale è la 104) di una manifestazione divenuta una vera e propria classica, seconda per importanza a detta della critica e dei tecnici internazionali, solamente alla “Grande Boucle” francese. Sospesa unicamente in occasione dei due conflitti mondiali, l’emergenza pandemica dello scorso anno l’ha costretta a un inconsueto slittamento autunnale, ma in questo 2021 eccola ritornare, seppure con la partecipazione dei tifosi limitata per ragioni di sicurezza, al suo tradizionale periodo. Pronta come sempre ad entusiasmare appassionati e non.

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