Un anno fa la Igor saliva sul tetto d’Europa

Esattamente un anno fa, il 18 maggio 2019, nella magica “notte di Berlino” la Igor saliva sul tetto d’Europa, conquistando a spese di Conegliano, eterna rivale di questi ultimi anni, la sua prima Champions League disputata a Berlino. A dodici mesi di distanza, abbiamo rivolto qualceh domanda a Cristina Chirichella, divenuta ormai una delle “bandiere” della squadra e fresca di rinnovo contrattuale.

«Vincere la Champions regala emozioni uniche – racconta – sia per il valore e il prestigio del trofeo, sia per il format della competizione che consente minimi margini di errore lungo il percorso». Un cammino che la centrale napoletana ricorda ancora tutto, «dall’esordio in casa contro Lodz sino alla festa di Berlino, passando per il momento più delicato, la semifinale di ritorno contro il VakifBank Istanbul».

Una finale, quella di Berlino, affrontata nel migliore dei modi, con il giusto approccio fin dai primi scambi.
Credo che in quei primi dieci minuti di gioco tutti si siano resi conto, sia noi in campo sia chi assisteva alla partita, che eravamo al massimo e che avremmo potuto farcela. Quella finale è stata una della partite più belle della mia carriera e non solo per il risultato. Penso che abbiamo compiuto una grande impresa e sono orgogliosa di quello che abbiamo fatto: resterà nella storia.

 

Qual è stata la molla che vi ha fatto caricare in vista dell’appuntamento di Berlino, alla luce che eravate reduci da una negativa serie finale scudetto proprio contro Conegliano?
Quando giochi una finale di Champions League, trovare le motivazioni non è complicato. Ogni atleta è consapevole che si tratti di una di quelle occasioni più uniche che rare e per questo nessuno vuole sprecarla. A dirla tutta credo che quella brutta serie finale con Conegliano sia stata già di suo uno stimolo importante: siamo arrivate a quella serie dopo una stagione massacrante e una serie con Scandicci molto tirata… Staccare dopo quella sconfitta ci ha permesso di ricaricare le batterie e di trovare nuove energie mentali. Al gran finale siamo arrivate prontissime!

Vincere non è mai facile, ripetersi ancora di più. Secondo te ci sono possibilità per alzare nuovi trofei a Novara?
Credo che una realtà come Novara abbia dimostrato proprio questo, cioè la capacità di rimanere competitiva nel tempo, assestandosi ai vertici in Italia e, più di recente, anche in Europa. So che il club sta lavorando per allestire una rosa competitiva anche per la prossima stagione e mi aspetto che si possa ancora una volta lottare per stare al vertice». Per vincere qualche trofeo ci sarà tanta concorrenza, «ma tra pretendenti ci saremo sicuramente anche noi.

Chiudiamo con una riflessione extra-agonistica. Come stai vivendo l’attuale situazione e come pensi che lo sport in generale (e il volley in particolare)possa riprendere quando l’emergenza sanitaria sarà passata?
Paradossalmente, pur avendo solo 26 anni, sono ormai una decina che tra attività di club e Nazionale, non capita mai di avere un po’ di tempo libero, nemmeno in estate, per ricaricare le pile e quadrare avanti. Sto sfruttando questo momento proprio per fare questo e anche per dedicarmi da un lato ai miei hobby, la cucina su tutti, e dall’altro a quel percorso che mi sto costruendo per il mio domani al di fuori del campo da gioco. Sto studiano molto, sono iscritta alla facoltà di Scienze motorie e quindi sto ottimizzando il tanto tempo libero che ho al momento. Sul futuro non me la sento di sbilanciarmi. In questo momento ascoltiamo fiduciosi quello che dicono gli scienziati, la speranza è che lo sport possa tornare alla normalità o ricostruirsi attorno a nuovi equilibri. Ovviamente sarebbe importantissimo poter tornare in campo presto e con il pubblico al seguito… Ma fondamentale è poter fare tutto in sicurezza. Speriamo che ciò possa avvenire prima possibile.

 

 

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Un anno fa la Igor saliva sul tetto d’Europa

Esattamente un anno fa, il 18 maggio 2019, nella magica “notte di Berlino” la Igor saliva sul tetto d’Europa, conquistando a spese di Conegliano, eterna rivale di questi ultimi anni, la sua prima Champions League disputata a Berlino. A dodici mesi di distanza, abbiamo rivolto qualceh domanda a Cristina Chirichella, divenuta ormai una delle “bandiere” della squadra e fresca di rinnovo contrattuale.

«Vincere la Champions regala emozioni uniche – racconta – sia per il valore e il prestigio del trofeo, sia per il format della competizione che consente minimi margini di errore lungo il percorso». Un cammino che la centrale napoletana ricorda ancora tutto, «dall’esordio in casa contro Lodz sino alla festa di Berlino, passando per il momento più delicato, la semifinale di ritorno contro il VakifBank Istanbul».

Una finale, quella di Berlino, affrontata nel migliore dei modi, con il giusto approccio fin dai primi scambi.
Credo che in quei primi dieci minuti di gioco tutti si siano resi conto, sia noi in campo sia chi assisteva alla partita, che eravamo al massimo e che avremmo potuto farcela. Quella finale è stata una della partite più belle della mia carriera e non solo per il risultato. Penso che abbiamo compiuto una grande impresa e sono orgogliosa di quello che abbiamo fatto: resterà nella storia.

 

Qual è stata la molla che vi ha fatto caricare in vista dell’appuntamento di Berlino, alla luce che eravate reduci da una negativa serie finale scudetto proprio contro Conegliano?
Quando giochi una finale di Champions League, trovare le motivazioni non è complicato. Ogni atleta è consapevole che si tratti di una di quelle occasioni più uniche che rare e per questo nessuno vuole sprecarla. A dirla tutta credo che quella brutta serie finale con Conegliano sia stata già di suo uno stimolo importante: siamo arrivate a quella serie dopo una stagione massacrante e una serie con Scandicci molto tirata… Staccare dopo quella sconfitta ci ha permesso di ricaricare le batterie e di trovare nuove energie mentali. Al gran finale siamo arrivate prontissime!

Vincere non è mai facile, ripetersi ancora di più. Secondo te ci sono possibilità per alzare nuovi trofei a Novara?
Credo che una realtà come Novara abbia dimostrato proprio questo, cioè la capacità di rimanere competitiva nel tempo, assestandosi ai vertici in Italia e, più di recente, anche in Europa. So che il club sta lavorando per allestire una rosa competitiva anche per la prossima stagione e mi aspetto che si possa ancora una volta lottare per stare al vertice». Per vincere qualche trofeo ci sarà tanta concorrenza, «ma tra pretendenti ci saremo sicuramente anche noi.

Chiudiamo con una riflessione extra-agonistica. Come stai vivendo l’attuale situazione e come pensi che lo sport in generale (e il volley in particolare)possa riprendere quando l’emergenza sanitaria sarà passata?
Paradossalmente, pur avendo solo 26 anni, sono ormai una decina che tra attività di club e Nazionale, non capita mai di avere un po’ di tempo libero, nemmeno in estate, per ricaricare le pile e quadrare avanti. Sto sfruttando questo momento proprio per fare questo e anche per dedicarmi da un lato ai miei hobby, la cucina su tutti, e dall’altro a quel percorso che mi sto costruendo per il mio domani al di fuori del campo da gioco. Sto studiano molto, sono iscritta alla facoltà di Scienze motorie e quindi sto ottimizzando il tanto tempo libero che ho al momento. Sul futuro non me la sento di sbilanciarmi. In questo momento ascoltiamo fiduciosi quello che dicono gli scienziati, la speranza è che lo sport possa tornare alla normalità o ricostruirsi attorno a nuovi equilibri. Ovviamente sarebbe importantissimo poter tornare in campo presto e con il pubblico al seguito… Ma fondamentale è poter fare tutto in sicurezza. Speriamo che ciò possa avvenire prima possibile.

 

 

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