La vittoria di Nantes riporta la Igor Volley e con essa il nome di Novara, sul tetto della pallavolo continentale femminile. Certo, forse non avrà il “peso” di quella Champions alzata cinque anni fa a Berlino, ma si tratta pur sempre di una coppa arrivata al termine di un percorso lungo ed estenuante. Una scommessa, una bella rivincita dopo la passata stagione, il cui esito (anche a causa di un regolamento bizzarro) aveva escluso le novaresi dalla partecipazione alle manifestazioni internazionali. Non era bastata la semifinale dei playoff, dove quasi puntualmente Novara era andata a “sbattere” contro Conegliano. Il verdetto della regular season aveva detto quinto posto e per la Challange il posto era per Casalmaggiore, vincitrice di una post season riservata alle eliminate dopo il primo turno.
Quasi una scommessa, dicevamo, perché in estate mentre coach Lorenzo Bernardi e il suo staff iniziavano a plasmare la nuova squadra ecco la possibilità di rientrare in gioco attraverso la Wevza Cup, un quadrangolare che la Igor si assunse il compito di organizzare e che avrebbe garantito (in caso di successo) l’ingresso in Europa forse non dalla porta di servizio ma neppure sotto un arco trionfale.
Da quel piccolo quadrangolare, affrontato già all’epoca in emergenza (tra assenze dovute agli impegni della Nazionale e anche qualche acciacco che avrebbero costellato tutta la stagione), inizio di una cavalcata che ha portato la squadra prima a eliminare proprio quella Casalmaggiore in un derby italiano fin dai trentaduesimi, per poi imporsi via via in Norvegia, Grecia, Germania, Romania, sino alla doppia sfida con le francesi del Nantes. Un trionfo giunto al termine di un percorso praticamente netto: dodici vittorie su dodici (quindici contando la Wevza), tanti 3-0, qualche 3-1 un po’ più sofferto, un 3-2 colto ad Atene. Ma alla fine tanti sacrifici ripagati.
«Era da tempo che non si alzava un trofeo – così nell’immediato dopo partita la presidente del club, suor Giovanna Saporiti – Il percorso è stato lungo e impegnativo, ma lo staff è stato altrettanto bravo nel rimanere vicino alle atlete, così come la società nel dare loro tutte le possibilità per godere delle situazioni migliori».
Gioia e soddisfazione unanime fra le ragazze, dalle più giovani alla veterane, da chi ha giocato maggiormente a chi si è fatta trovare pronta nel momento del bisogno come in allenamento: «Una vittoria che parte da lontano – è la sintesi di capitan Cristina Chirichella, una delle “reduci” dell’impresa di Berlino del 2019 – E’ stato un percorso di crescita e un obiettivo stagionale che ci eravamo prefissate. Questa coppa l’abbiamo fortemente voluta. Abbiamo stretto i denti, anche se sulla carta eravamo favorite queste partite si devono giocare fino alla fine con il cuore».
Artefice di questo successo non può che essere coach Lorenzo Bernardi, che al suo debutto alla guida di un team femminile ha centrato subito un obiettivo. Per uno che nella sua carriera ha vinto tanto che sapore ha questo trofeo? «La mia prima coppa europea in assoluto da allenatore… Onestamente non pensavo così velocemente da riuscirci perché anche se sembra una cosa semplice non lo è, fra impegni e trasferte, con il rischio di essere eliminato se sbagli un partita. Sono molto orgoglioso di queste ragazze perché in qualsiasi momento sono sempre riuscite a compattarsi, ad aiutarsi e giocare con uno spirito di squadra. Ed è stato bello vincerlo in questo palazzetto: non è una banalità quando dissi che la partita che conta è la seconda. Siamo state brave a mantenere la calma dopo il primo set e dopo l’inizio del secondo, ma giustamente abbiamo ricevuto la miglior gratificazione possibile nel vincere questa coppa».