Mondiali di hockey: la rassegna è decollata, fra vecchie glorie e code ai botteghini

Numerosi giocatori del passato si sono visti in questi giorni al “Pala Igor” per assistere alle partite, mentre l'impianto del Terdoppio ha fatto registrare il sui primo “sold out” in occasione del match contro la Spagna

I Mondiali di hockey, o meglio, la “parte novarese” dei World Skate Games ospitati quest’anno dall’Italia, sono finalmente decollati. C’é voluta una prima settimana di “rodaggio”, coincisa con la rassegna iridata riservata alle Nazionali Under 19 e conclusasi con la vittoria del Portogallo, per riaccendere l’entusiasmo dei tifosi.


Mercoledì sera in occasione del big match contro la Spagna l’impianto del Terdoppio ha fatto registrare il suo primo “sold out”, con alcuni spettatori in piedi nell’ultimo gradino della parte superiore dell’impianto e tanti altri, a una manciata di minuti dall’inizio della partita, ancora in coda per poter entrare. Una scena che non si vedeva da anni per una partita di hockey e che, più recentemente, era forse accaduta in occasione di qualche partita di cartello della Igor.


Dentro il palazzetto entusiasmo a mille e anche tante vecchie glorie del passato. Chi ancora in splendida forma chi meno, qualcuno rimasto ancora nell’ambiente altri che seguono questo sport unicamente come tifosi. Da Giovinazzo è “risalito” Giuseppe Marzella, indimenticato bomber degli anni ’80 (suo il gol del 2-1 alla Spagna a una manciata di secondi dalla sirena che regalò all’Italia il Mondiale giocato proprio a La Coruna) anche con la maglia dell’Hockey Novara: «Non è cambiato molto il gioco rispetto al passato – ci ha detto – Anche se l’introduzione dei 45” ha comportato una maggiore velocità nella costruzione delle azioni».


Di parere opposto è Beniamino Battistella, prima giocatore negli anni ’70 e poi tecnico degli azzurri nel decennio successivo: «Tutto diverso rispetto ai miei tempi. Manca la tecnica, la fantasia di qualche “giocoliere”». Per il popolare “Mino”, che sta seguendo le partite in compagnia di Robert Olthoff (primo straniero approdato all’ombra della Cupola), giunto dall’Olanda insieme a figlio e nipote, «oggi quasi tutto è impostato sull’atletismo e sulla velocità».


Uno dei personaggi più ricercati è però Renzo Zaffinetti, classe 1939, nove scudetti e un migliaio di reti segnate con le maglie del Novara e della Nazionale. Una parte di questi “cimeli” (una maglietta dell’Italia, il caratteristico bastone come un paio di pattini) li ha “prestati” all’amica Francesca Deambrogio, per allestire la vetrina del suo esercizio in corso Italia. Zaffinetti, che come tanti altri imparò forse a pattinare prima ancora che a camminare, si appassionò alla disciplina grazie al coinvolgimento del padre, “meccanico” (ma il termine è sicuramente riduttivo) della squadra, per dedicarsi, una volta chiuso con l’hockey nel 1979 a 40 anni, alla sua gelateria: «E’ tutto cambiato. Noi giocavamo per divertirci. Adesso forse anche qui circolano troppi soldi».

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Mondiali di hockey: la rassegna è decollata, fra vecchie glorie e code ai botteghini

Numerosi giocatori del passato si sono visti in questi giorni al “Pala Igor” per assistere alle partite, mentre l’impianto del Terdoppio ha fatto registrare il sui primo “sold out” in occasione del match contro la Spagna

I Mondiali di hockey, o meglio, la “parte novarese” dei World Skate Games ospitati quest’anno dall’Italia, sono finalmente decollati. C’é voluta una prima settimana di “rodaggio”, coincisa con la rassegna iridata riservata alle Nazionali Under 19 e conclusasi con la vittoria del Portogallo, per riaccendere l’entusiasmo dei tifosi.


Mercoledì sera in occasione del big match contro la Spagna l’impianto del Terdoppio ha fatto registrare il suo primo “sold out”, con alcuni spettatori in piedi nell’ultimo gradino della parte superiore dell’impianto e tanti altri, a una manciata di minuti dall’inizio della partita, ancora in coda per poter entrare. Una scena che non si vedeva da anni per una partita di hockey e che, più recentemente, era forse accaduta in occasione di qualche partita di cartello della Igor.


Dentro il palazzetto entusiasmo a mille e anche tante vecchie glorie del passato. Chi ancora in splendida forma chi meno, qualcuno rimasto ancora nell’ambiente altri che seguono questo sport unicamente come tifosi. Da Giovinazzo è “risalito” Giuseppe Marzella, indimenticato bomber degli anni ’80 (suo il gol del 2-1 alla Spagna a una manciata di secondi dalla sirena che regalò all’Italia il Mondiale giocato proprio a La Coruna) anche con la maglia dell’Hockey Novara: «Non è cambiato molto il gioco rispetto al passato – ci ha detto – Anche se l’introduzione dei 45” ha comportato una maggiore velocità nella costruzione delle azioni».


Di parere opposto è Beniamino Battistella, prima giocatore negli anni ’70 e poi tecnico degli azzurri nel decennio successivo: «Tutto diverso rispetto ai miei tempi. Manca la tecnica, la fantasia di qualche “giocoliere”». Per il popolare “Mino”, che sta seguendo le partite in compagnia di Robert Olthoff (primo straniero approdato all’ombra della Cupola), giunto dall’Olanda insieme a figlio e nipote, «oggi quasi tutto è impostato sull’atletismo e sulla velocità».


Uno dei personaggi più ricercati è però Renzo Zaffinetti, classe 1939, nove scudetti e un migliaio di reti segnate con le maglie del Novara e della Nazionale. Una parte di questi “cimeli” (una maglietta dell’Italia, il caratteristico bastone come un paio di pattini) li ha “prestati” all’amica Francesca Deambrogio, per allestire la vetrina del suo esercizio in corso Italia. Zaffinetti, che come tanti altri imparò forse a pattinare prima ancora che a camminare, si appassionò alla disciplina grazie al coinvolgimento del padre, “meccanico” (ma il termine è sicuramente riduttivo) della squadra, per dedicarsi, una volta chiuso con l’hockey nel 1979 a 40 anni, alla sua gelateria: «E’ tutto cambiato. Noi giocavamo per divertirci. Adesso forse anche qui circolano troppi soldi».

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