Marcite, il ritorno di una tecnica agricola che profuma di storia

Il ritorno di una tecnica agricola, grazie all’Ente parco del Ticino, che profuma di storia. E’ la marcita, la tecnica introdotta per la prima volta in pianura padana intorno all’anno Mille: un prato che fornisce foraggi per il bestiame nel periodo primaverile e anche in quello invernale.

 

 

La tecnica infatti consente all’erba, grazie a un velo di acqua che va sempre monitorato e che non gela mai, di crescere anche quando fa freddo e questo offre la possibilità di avere una raccolta in più. La marcita intorno agli ‘80 è stata poco per volta abbandonata perché richiede un forte dispendio di energie economiche, ma che rappresenta la storia del territorio novarese.

Per questo motivo il Parco del Ticino ha scelto di proporre un bando di sostegno dedicato alle aziende agricole. La prima edizione dello scorso anno ha raccolto un parere favorevole, quest’anno le aziende sono diventate quattro e ci sono state anche altre richieste: Moretti di Romentino, Botta di Bellinzago e di Oleggio Rota e Camporelli. In tutto ci sono ora circa 10 ettari di marcite, 1.5 di proprietà Camporelli, e sorgono dove lo erano in passato.

«La mia è una famiglia di agricoltori da quattro generazioni, – racconta Claudio Camporelli – ricordo quando da piccolo accompagnavo mio papà ogni volta che usciva per un controllo dell’acqua delle marcite, praticamente tutte le sere. Un grande impegno. Abbiamo deciso di aderire al bando grazie alla sovvenzione e perché condividiamo il progetto di ambiente e cultura». Nel bando infatti si prevede anche il posizionamento di cartelli esplicativi in modo particolare per le visite didattiche.

«Il progetto capofila, “Aretè” appartiene al parco lombardo, – spiega la dottoressa Monica Perroni – dove c’è acqua c’è vita e si crea un rifugio anche per gli animali. Perché queste idee? Pensare di ripristinare totalmente la tecnica della marcita è impossibile, ma la Regione potrebbe rendersi conto dell’aspetto rurale e culturale e quindi sposare questo progetto».

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Elena Mittino

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  1. Bravissimi !!!! Allarga il cuore vedere e sapere che c’è ancora chi ama il territorio, riscopre le migliori tradizioni, lavora x uno sviluppo sostenibile. A U G U R I DI C U O R E !

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Marcite, il ritorno di una tecnica agricola che profuma di storia

Il ritorno di una tecnica agricola, grazie all’Ente parco del Ticino, che profuma di storia. E’ la marcita, la tecnica introdotta per la prima volta in pianura padana intorno all’anno Mille: un prato che fornisce foraggi per il bestiame nel periodo primaverile e anche in quello invernale.

 

 

La tecnica infatti consente all’erba, grazie a un velo di acqua che va sempre monitorato e che non gela mai, di crescere anche quando fa freddo e questo offre la possibilità di avere una raccolta in più. La marcita intorno agli ‘80 è stata poco per volta abbandonata perché richiede un forte dispendio di energie economiche, ma che rappresenta la storia del territorio novarese.

Per questo motivo il Parco del Ticino ha scelto di proporre un bando di sostegno dedicato alle aziende agricole. La prima edizione dello scorso anno ha raccolto un parere favorevole, quest’anno le aziende sono diventate quattro e ci sono state anche altre richieste: Moretti di Romentino, Botta di Bellinzago e di Oleggio Rota e Camporelli. In tutto ci sono ora circa 10 ettari di marcite, 1.5 di proprietà Camporelli, e sorgono dove lo erano in passato.

«La mia è una famiglia di agricoltori da quattro generazioni, – racconta Claudio Camporelli – ricordo quando da piccolo accompagnavo mio papà ogni volta che usciva per un controllo dell’acqua delle marcite, praticamente tutte le sere. Un grande impegno. Abbiamo deciso di aderire al bando grazie alla sovvenzione e perché condividiamo il progetto di ambiente e cultura». Nel bando infatti si prevede anche il posizionamento di cartelli esplicativi in modo particolare per le visite didattiche.

«Il progetto capofila, “Aretè” appartiene al parco lombardo, – spiega la dottoressa Monica Perroni – dove c’è acqua c’è vita e si crea un rifugio anche per gli animali. Perché queste idee? Pensare di ripristinare totalmente la tecnica della marcita è impossibile, ma la Regione potrebbe rendersi conto dell’aspetto rurale e culturale e quindi sposare questo progetto».

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