«Da piccolo c’è chi si vede astronauta, io ho sempre voluto essere prete e sono felice»

Da qualche giorno ormai Francesco Fittipaldi è stato ammesso fra i candidati agli ordini sacri, «ossia se fino a prima di quel giorno ero io che volevo diventare prete, ora il vescovo ha accettato il mio desiderio, da quella cerimonia la mia richiesta è stata ufficialmente accolta e a tutti gli effetti sono diventato uno fra i candidati». E’ quello che il Francesco, 21enne trecatese, ha sempre voluto fare: diventare sacerdote. La cerimonia di ammissione si è tenuta lo scorso 1 aprile alla presenza del vescovo Franco Giulio Brambilla e insieme ad altri due seminaristi Beniamino Agliati e Vincenzo Formisano. Il giovane ha svolto nel 2018/2019 l’anno propedeutico e nel 2019 ha iniziato Teologia che durerà sei anni e culminerà con il sacerdozio.

Sei felice?
«Moltissimo, è un primo passo verso il futuro. Io avevo già scelto, ma ora è il Signore che ha scelto per me e io mi sento felice, quasi come quella felicità incontrollata dei bambini, sto diventando quello che ho sempre sognato di essere. E sono felice anche a livello di studi, c’è uno scrutinio vocazionale e l’ho affrontato».

E’ stato il tuo desiderio da sempre hai detto…
«Si, mentre gli altri magari sognavano di diventare astronauti, io sognavo di essere prete, – dice sorridendo – è così. La mia famiglia è praticante, ma certo non aveva l’ansia di avere un figlio che prendesse questa decisione anzi, è proprio qualcosa che è nato in me, l’ho sentito dalle elementari, ancor più dopo la prima comunione; sono stato chierichetto, ho fatto gli scout, sono sempre stato seguito dai preti della mia città soprattutto nel periodo dell’adolescenza e della maturità».

Come hai vissuto questa tua scelta con i tuoi genitori?
«All’inizio è stato particolare, spesso i genitori non capiscono una scelta così particolare, non sognavano per me questo futuro, poi sono stati bravissimi nel dirmi che se io ero felice lo erano anche loro: ho sempre pensato fosse una frase banale e scontata, ho capito che non lo è e che quando ti viene detta con il cuore è vera».

E con i tuoi amici?
«Diciamo che presentarmi con il colletto della camicia fa un certo effetto e lo fa anche a me quando mi guardo allo specchio, – dice con una risata – scherzi a parte, per loro è naturale perché ho sempre, come detto prima, sognato questo e i miei amici mi hanno sempre visto così. Tantissimi mi hanno scritto in questi giorni, vecchi compagni di scuola, tutti felici per me».

Come ti vedi tra qualche anno?
«Ho imparato che cambi radicalmente di anno in anno, fatico già a immaginarmi fra un anno, figuriamoci tra qualche tempo. Ma naturalmente mi vedo prete della mia diocesi, a disposizione del popolo di Dio. Non ho scelto io, mi affido a Gesù Cristo che mi ha scelto a tutte le sorprese che mi riserverà».

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Da qualche giorno ormai Francesco Fittipaldi è stato ammesso fra i candidati agli ordini sacri, «ossia se fino a prima di quel giorno ero io che volevo diventare prete, ora il vescovo ha accettato il mio desiderio, da quella cerimonia la mia richiesta è stata ufficialmente accolta e a tutti gli effetti sono diventato uno fra i candidati». E’ quello che il Francesco, 21enne trecatese, ha sempre voluto fare: diventare sacerdote. La cerimonia di ammissione si è tenuta lo scorso 1 aprile alla presenza del vescovo Franco Giulio Brambilla e insieme ad altri due seminaristi Beniamino Agliati e Vincenzo Formisano. Il giovane ha svolto nel 2018/2019 l’anno propedeutico e nel 2019 ha iniziato Teologia che durerà sei anni e culminerà con il sacerdozio. Sei felice? «Moltissimo, è un primo passo verso il futuro. Io avevo già scelto, ma ora è il Signore che ha scelto per me e io mi sento felice, quasi come quella felicità incontrollata dei bambini, sto diventando quello che ho sempre sognato di essere. E sono felice anche a livello di studi, c’è uno scrutinio vocazionale e l’ho affrontato». E’ stato il tuo desiderio da sempre hai detto... «Si, mentre gli altri magari sognavano di diventare astronauti, io sognavo di essere prete, - dice sorridendo – è così. La mia famiglia è praticante, ma certo non aveva l’ansia di avere un figlio che prendesse questa decisione anzi, è proprio qualcosa che è nato in me, l’ho sentito dalle elementari, ancor più dopo la prima comunione; sono stato chierichetto, ho fatto gli scout, sono sempre stato seguito dai preti della mia città soprattutto nel periodo dell’adolescenza e della maturità». Come hai vissuto questa tua scelta con i tuoi genitori? «All’inizio è stato particolare, spesso i genitori non capiscono una scelta così particolare, non sognavano per me questo futuro, poi sono stati bravissimi nel dirmi che se io ero felice lo erano anche loro: ho sempre pensato fosse una frase banale e scontata, ho capito che non lo è e che quando ti viene detta con il cuore è vera». E con i tuoi amici? «Diciamo che presentarmi con il colletto della camicia fa un certo effetto e lo fa anche a me quando mi guardo allo specchio, - dice con una risata – scherzi a parte, per loro è naturale perché ho sempre, come detto prima, sognato questo e i miei amici mi hanno sempre visto così. Tantissimi mi hanno scritto in questi giorni, vecchi compagni di scuola, tutti felici per me». Come ti vedi tra qualche anno? «Ho imparato che cambi radicalmente di anno in anno, fatico già a immaginarmi fra un anno, figuriamoci tra qualche tempo. Ma naturalmente mi vedo prete della mia diocesi, a disposizione del popolo di Dio. Non ho scelto io, mi affido a Gesù Cristo che mi ha scelto a tutte le sorprese che mi riserverà».

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