Mahvash Sabet è una poetessa iraniana, estromessa dall’insegnamento e arrestata nel 2008 con l’accusa di cospirazione contro il regime fondamentalista islamico, lo stesso che nel 2022 ha arrestato e ucciso Masha Amini perché indossava l’hijab in modo non adeguato, e che ha imprigionato lo scorso dicembre Cecilia Sala nel carcere di Evin.

E’ la stessa prigione vicino a Teheran in cui la poetessa è stata rinchiusa per anni.

Da lì, durante l’ora d’aria ammira un passerotto che, in pieno inverno, preferisce rinunciare ad un pezzo di pane faticosamente conquistato piuttosto che perdere la sua libertà.

Nel giorno dell’8 marzo in cui le donne ricordano la lunga strada dell’emancipazione, lasciamo perdere ogni retorica e continuiamo anche noi a lottare per ogni forma di libertà e dignità che viene negata, proviamo a volare via con la mente e con la poesia.

Passeggiando durante l’ora d’aria,

incontro un passerotto nella neve.

Beccava un pezzetto di pane ghiacciato.

Povero prigioniero, anche tu, come me?”,

gli dico. Abbandonata la briciola, lui vola via.

Mi dico: “Sei forse dammeno di lui?

Il pane lascia cadere e, pur affamata, anche tu vola via…”.

M. Sabet, Poesie dalla prigione, trad. di F. Mardani, Il Verri, 2016.

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Poesie dalla prigione

Mahvash Sabet è una poetessa iraniana, estromessa dall’insegnamento e arrestata nel 2008 con l’accusa di cospirazione contro il regime fondamentalista islamico, lo stesso che nel 2022 ha arrestato e ucciso Masha Amini perché indossava l’hijab in modo non adeguato, e che ha imprigionato lo scorso dicembre Cecilia Sala nel carcere di Evin.

E’ la stessa prigione vicino a Teheran in cui la poetessa è stata rinchiusa per anni.

Da lì, durante l’ora d’aria ammira un passerotto che, in pieno inverno, preferisce rinunciare ad un pezzo di pane faticosamente conquistato piuttosto che perdere la sua libertà.

Nel giorno dell’8 marzo in cui le donne ricordano la lunga strada dell’emancipazione, lasciamo perdere ogni retorica e continuiamo anche noi a lottare per ogni forma di libertà e dignità che viene negata, proviamo a volare via con la mente e con la poesia.

Passeggiando durante l’ora d’aria,

incontro un passerotto nella neve.

Beccava un pezzetto di pane ghiacciato.

Povero prigioniero, anche tu, come me?”,

gli dico. Abbandonata la briciola, lui vola via.

Mi dico: “Sei forse dammeno di lui?

Il pane lascia cadere e, pur affamata, anche tu vola via…”.

M. Sabet, Poesie dalla prigione, trad. di F. Mardani, Il Verri, 2016.

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